Benvenuti. Non esistono quasi limiti di tempo e di spazio nella dimensione dei proverbi, tanto vasta ne è la diffusione nel tempo e nello spazio. Da tempo immemorabile l'uomo fa uso di proverbi, sia nella tradizione orale come in quella scritta. Spesso è assai difficile risalire all'origine di un proverbio e stabilire se esso è transitato dalla tradizione orale alla letteratura o viceversa, se è di origine colta o popolare. Anche la linea di demarcazione tra proverbi, detti, motti, sentenze, aforismi, è assai sottile e forse non è così importante come si crede definire l'origine di un proverbio o di un aforisma quanto piuttosto risalire alle motivazioni che ne hanno determinato sia la nascita che l'uso più o meno frequente.

Della mia passione e delle mie ricerche sull'argomento e non solo su questo, cercherò di scrivere e divagare ringraziando anticipatamente quanti vorranno interagire e offrire spunti per sviluppare il tema col proprio personale e gradito contributo.

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sabato 23 giugno 2007

Don Milani: L'obbedienza non è più una virtù.

Ricorre il 26 giugno il quarantesimo anniversario della morte di Don Lorenzo Milani, il priore di Barbiana
L’obbedienza non è una virtù è il titolo della Risposta ai cappellani militari che avevano pubblicamente definito “la cosiddetta “obiezione di coscienza” come espressione di viltà, insulto alla patria ed ai suoi caduti ed estranea al comandamento cristiano dell’amore”.
Don Milani critica la suddivisione degli uomini in italiani e stranieri e rivendica il diritto di “dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro”.
Tutta la non lunga, ma intensa, vita di Don Milani fu interamente dedicata al sostegno della prima categoria, attraverso la strenua lotta contro le discriminazioni di classe, sorretta dalla consapevolezza che l’ignoranza fosse il principale nemico delle classi povere. Quindi l’istruzione come principale mezzo per uscire da una situazione di umiliante subalternità culturale e sociale.
In questo contesto l’obbedienza ai poteri costituiti non viene più considerata una virtù perché la storia passata e contemporanea era stata interamente caratterizzata da convinzioni e comportamenti che avevano recato offesa, e ancora arrecavano offesa, a Dio, violando i principi di amore e solidarietà che sono alla base del Cristianesimo.
Obbedire sempre a Dio, ma a Cesare soltanto quando non entra in rotta di collisione con il volere di Dio. Quindi gli obiettori di coscienza sono considerati da don Lorenzo non dei vigliacchi ma degli uomini totalmente coerenti ai principi cristiani, per l’osservanza dei quali pagano il duro prezzo del disprezzo e della prigionia.
Gli esempi di scellerata dedizione a Cesare, contro la volontà di Dio sono assai numerosi in questa risposta, ne ricorderò soltanto uno:
La strage di Milano ad opera del generale Bava Beccaris, poi decorato per questa valorosa impresa. Don Milani sostiene che i soldati si sarebbero dovuti rifiutare di sparare sulla folla inerme, avrebbero insomma dovuto “obiettare”. Nessuno di essi lo fece e quindi tutti sono andati contro il volere di Dio.
E’ curioso come Don Milani ignorasse che invece ci fu un militare che si oppose all’ordine e pagò il suo gesto generoso con la vita. Un altro militare perse invece la vita cadendo sotto il “fuoco amico”.
Si sente spesso ripetere che non si debbono catalogare i morti come morti di serie A e morti di serie B, ma nel caso indicato non si possono mettere le due morti sullo stesso piano: uno è morto obbedendo a Dio, l’altro ad un infame e scriteriato Cesare.
Questi ultimi dati storici sono riportati da Arrigo Petacco in Storia Illustrata N. 365 aprile 1988 “Darò una lezione alla plebaglia”.
Il vaticanista Alceste Santini, in un breve ma intenso articolo sul Giornale di Sardegna del 17 giugno, auspica una riabilitazione del sacerdote e delle sue opere.
Don Milani fu molto odiato ma anche molto amato, ebbe molti detrattori, ma anche molti estimatori, fra i quali spiccano Padre Ernesto Balducci e Padre Davide Maria Turoldo.
Di Papa Giovanni Paolo II l’atto che ho maggiormente apprezzato è quello di aver chiesto perdono al popolo ebraico, sono convinto che il papa attuale dovrebbe se non proprio chiedere perdono, almeno ammettere l’errore di non aver compreso il valore di un prete che operò sempre con l’intento di fare nient’altro che il volere di Dio.

3 commenti:

  1. Cercavo Don Milani e cado tra i proverbi. Pensavo che l'aggancio fosse il motto dei 'bravi ragazzi americani' 'I Care' scritto da Milani sul muro della sua scuola e ripreso in modo a mio avviso inopportuno da Veltroni. Invece il motto non c'è. Trovo un condivisibile omaggio al Don e la speranza in un ravvedimento della Chiesa. Su tale ravvedimento io nutro poche speranze. Nei confronti della sua opera 'Esperienze pastorali' non solo grava il peso della censura e divieto di pubblicazione da parte della Chiesa ma soprattutto sono macigni le parole di papa Giovanni XXXIII che definì l'autore 'un pazzo scappato da un manicomio'. Chi oserà contestare il giudizio di un papa infallibile e per di più 'beato'?. Occorre ricordare che solo la grave malattia di Milani suscitò un minimo di ritegno cattolico che bloccò la notifica di 'sospensione a divinis'? Può il papa di oggi dare un bel colpo di spugna? Forse un papa sì ma Ratzinger non credo. Dagli atti, diciamo non troppo pubblicizzati, del Vaticano risulta che durante il papato dell'amato Wojtila sono state colpite e affondate sistematicamente tutte le figure progressiste teologi,vescovi etc. seppur illustrissime per fama e incarico (tra gli altri Pohier, Schillebeeckx, Küng). Chi pensi sia stato il regista? Proprio Ratzinger che espresse così il suo pensiero «Il credente cristiano è una persona semplice, e i vescovi devono salvaguardare la loro fede dal potere degli intellettuali». Pieno Oscurantismo. E oggi il papa è lui. Speranze per Don Milani? attualmente:zero. Lui comunque ha avuto la sua vittoria con l'approvazione in parlamento della legge sull'obiezione di coscienza. Quanto alle scuse di 'questa Chiesa' penso che risponderebbe non col suo motto 'I Care' ma una volta tanto con un bel 'me ne frego'.
    Frank

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  2. "Impara l'arte e mettila da parte". Così Don Milani sottolineava ai suoi studenti quanto fosse importante la conoscenza della lingua, "fatta delle parole di tutte le materie diverse messe insieme". La Storia, dal '58 a oggi, ha percorso il suo cammino apportando trasformazioni sul piano politico, sociale ed economico, ma la considerazione sul discorso culturale rimane sempre aperta in quanto l'istruzione resta sempre lo strumento di cui ciascuno di noi deve far uso per evitare di essere prevaricato da chi è convinto di "saperne una più del diavolo".
    Purtroppo l'uso sconsiderevole dell' alta tecnologia: sms, mms, tanto per citarne qualcuno, sta rendendo i nostri giovani sempre più restii ad allargare i propri orizzonti culturali. Rimane, nonostante il desolante quadro, la speranza che prima o poi comprenderanno che "la famosa chiave per aprire tutti gli usci" sta proprio nella grande ricchezza del sapere e del conoscere, di cui tutti possiamo disporre liberamente "senza colpo ferire"

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  3. L'obbedienza non è MAI stata una virtù e lo dimostra la storia di ogni tipo di schiavitù...
    http://youtu.be/wJodKlGyuRY

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