Benvenuti. Non esistono quasi limiti di tempo e di spazio nella dimensione dei proverbi, tanto vasta ne è la diffusione nel tempo e nello spazio. Da tempo immemorabile l'uomo fa uso di proverbi, sia nella tradizione orale come in quella scritta. Spesso è assai difficile risalire all'origine di un proverbio e stabilire se esso è transitato dalla tradizione orale alla letteratura o viceversa, se è di origine colta o popolare. Anche la linea di demarcazione tra proverbi, detti, motti, sentenze, aforismi, è assai sottile e forse non è così importante come si crede definire l'origine di un proverbio o di un aforisma quanto piuttosto risalire alle motivazioni che ne hanno determinato sia la nascita che l'uso più o meno frequente.

Della mia passione e delle mie ricerche sull'argomento e non solo su questo, cercherò di scrivere e divagare ringraziando anticipatamente quanti vorranno interagire e offrire spunti per sviluppare il tema col proprio personale e gradito contributo.

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martedì 26 agosto 2014

Riflessioni sulla canzone "Malarazza"

Questa canzone faceva parte di quel repertorio, per la verità non molto numeroso, di quelle canzoni di protesta e di lotta. Fu ripresa nel 1857 da Lionardo Vigo, ma subì molto presto l'ira funesta delle gerarchie ecclesiastiche del tempo, che la censurarono, la proibirono e costrinsero in Vigo a stravolgerne totalmente lo spirito e il contenuto. Da una canzone di protesta e di lotta venne retrocessa ad una celebrazione del perdono e della rassegnazione cristiana. Ai maltrattamenti del padrone il povero doveva reagire cristianamente, secondo la legge di Dio, secondo la versione della Chiesa, non limitarsi a porgere l'altra guancia ma addirittura ricambiare le percosse e i soprusi del padrone con baci e abbracci. La religione intesa come sottomissione alle ingiustizie, che dovevano essere sopportate con letizia e "trarne profitto" per la vita eterna.

Una Chiesa, e non solo quella siciliana, facente organicamente parte delle classi dominanti e perfettamente allineata ad una visione della vita dove dovevano esistere dominatori e dominati, e dove questi ultimi non avevano diritto a tentare di modificare il rapporto di umiliante sottomissione a cui venivano sottoposti, pena la condanna morale e religiosa delle autorità, piccole e grandi, ecclesiastiche.

Il rapporto tra Classi dominanti, classi subalterne, e religione è forse oggi cambiato?

Non è stato forse il santificato papa Giovanni Paolo II a diffidare i preti della "Teologia della Liberazione" dal sostenere apertamente e con forza i diritti violati dei poveri di tutto il mondo? E non è stato, da cardinale, Ratzinger nel 1984 a redigere una istruzione per la Congregazione per la dottrina della fede, dal titolo, ingannatore, "Sulla teologia della liberazione", nella quale ha sostenuto che l'unica liberazione auspicabile per un cristiano è la liberazione dal peccato, e che una volta ottenuta tutte le altre liberazioni seguiranno sicuramente (CAMPA CAVALLO).

Per fortuna sono esistiti don Milani, don Gallo, ed esistono i Padri Comboniani, con Alex Zanotelli, che DICONO e FANNO ciò che DICONO: e cioè che un buon cristiano non può esimersi dal tentare con tutte le sue forze dal LIBERARE gli esseri umani anche in questa vita terrena da tutte le schiavitù, materiali, morali e spirituali che ne opprimono e ne sviliscono l'esistenza.

Che questa minoranza diventi la coscienza cristiana del mondo, che tutti, credenti e non credenti, si prodighino affinché al mondo venga estirpata ogni malarazza, e che emerga nel genere umano la sua umanità, non solo in cielo, ma, come ci hanno insegnato da bambini al Catechismo: Così in Cielo così in Terra; e senza aspettare il premio nell'altra vita, cerchiamo di goderci questo piccolo mondo in pace, serenità e letizia, anche se questo obiettivo dovesse essere raggiunto con una aspra lotta politica e sociale, mettendo al bando baci e abbracci nei confronti di chi umilia e ci opprime.

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