Benvenuti. Non esistono quasi limiti di tempo e di spazio nella dimensione dei proverbi, tanto vasta ne è la diffusione nel tempo e nello spazio. Da tempo immemorabile l'uomo fa uso di proverbi, sia nella tradizione orale come in quella scritta. Spesso è assai difficile risalire all'origine di un proverbio e stabilire se esso è transitato dalla tradizione orale alla letteratura o viceversa, se è di origine colta o popolare. Anche la linea di demarcazione tra proverbi, detti, motti, sentenze, aforismi, è assai sottile e forse non è così importante come si crede definire l'origine di un proverbio o di un aforisma quanto piuttosto risalire alle motivazioni che ne hanno determinato sia la nascita che l'uso più o meno frequente.

Della mia passione e delle mie ricerche sull'argomento e non solo su questo, cercherò di scrivere e divagare ringraziando anticipatamente quanti vorranno interagire e offrire spunti per sviluppare il tema col proprio personale e gradito contributo.

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martedì 4 maggio 2010

Canto politico

Nel 1977 Bruno Lauzi compone la canzone "Io canterò politico", nella quale afferma che introdurrà temi politici nelle sue canzoni solo quando i suoi colleghi smetteranno di sfruttare l'attenzione dei consumatori di dischi verso i temi politici e sociali che spinge i cantautori a venire incontro ai gusti del pubblico solo per realizzare profitti. Così Lauzi si esprime: " ... i miei finti colleghi che fan rivoluzioni, seduti sopra pacchi di autentici milioni".
L'espressione "finti" credo stia a significare che questi opportunisti possono chiamarsi "colleghi" solo di nome ma non di fatto, in quanto Lauzi ritiene che non siano dei veri musicisti, ma solo dei profittatori di scarso talento musicale.
Forse Lauzi aveva il dente avvelenato dalla risposta in musica data da Sergio Endrigo alla sua pur bellissima canzone "La donna del Sud", musicalmente assai riuscita ma a cui Endrigo rimproverava una descrizione dell'immigrazione nel Nord alquanto di maniera. "Il treno che viene dal Sud", rispondeva, abbastanza esplicitamente a Lauzi affermando che "Il treno che viene dal sud non porta soltanto Marie con le labbra di corallo", ma "Dal treno che viene dal sud discendono uomini cupi che hanno in tasca la speranza ma che in cuore sentono che questa nuova, questa grande società, questa nuova, bella società non si farà".
Non che Lauzi avesse del tutto torto, poiché non sono mancati non solo nella canzone italiana, ma anche nella cultura e nell'informazione in generale, artisti e scrittori che hanno trattano temi politici e sociali non per convinzione ma per convenienza.
Del resto i cantanti i cui temi erano squisitamente individuali ed intimisti non hanno sempre raggiunto risultati artisticamente validi, anzi spesso, l'assenza di temi sociali non era sufficiente ad affermare la genuinità dei loro prodotti, non sempre rime ispirate, ma non di rado musica e rime melense, o, per dirla verghianamente "melanzose rime".
Il panorama della canzone politica non era comunque così insincero come Lauzi ha voluto farlo apparire:
Nel 1972 Baglioni compone "Caro padrone", a cui è stato dato presto l'ostracismo; nel 1974 De Gregori compone "Le storie di ieri", inserita nel 1975 nell'album "Rimmel", Claudio Lolli, "Quello lì (compagno Gramsci)".
E' pur vero che alcune canzoni incitavano all'odio di classe, come "Contessa" di Paolo Pietrangeli - " Mio caro padrone domani ti sparo" ... poi attenuato con " ... miglior vendetta sia proprio il perdono", ma nella produzione di canzoni di ispirazione politica e sociale se ne distinguono alcune di elevato valore musicale e poetico.
Un autore su tutti proprio Sergio Endrigo, che insieme al tema dell'amore, in tutte le sue varianti, canta la sua passione politica:
"Anch'io ti ricorderò" dedicata al "Che", "Perché non dormi fratello", "Il dolce paese", "Camminando e cantando la stessa canzone", "Lettera da Cuba".
Come non ricordare "Musica ribelle" di Eugenio Finardi, riproposta poi da un cantante "intimista" come Luca Carboni, che pur non rinnegando la sua ispirazione "individalista" riconosceva piena validità alle canzoni sociali incidendo l'album "Musiche ribelli", comprendente alcune canzoni di protesta e di lotta dei suoi colleghi "veri".
Il "dissidio" tra Lauzi ed Endrigo troverà una signorile composizione per merito di entrambi: Endrigo canterà, con eccellente risultato, "La donna del Sud", e Lauzi parteciperà alla serata dedicata ad Endrigo, l'anno dopo la sua morte, cantando "Via Broletto".
Altri tempi, altri uomini d'animo gentile.

8 commenti:

  1. Secondo me un artista può esprimersi come meglio crede.
    Anche attraverso un tipo di canzone “politica” o sociale. L’espressione e la creatività non sono forse libere?
    Non si capisce quindi in base a quale criterio un artista dovrebbe evitare di cantare (se vuole e sa farlo) anche “politicamente”.
    L’accusa poi di guadagnarci, su certi temi, mi sembra quantomeno ingenerosa o comunque, forzata.
    Infatti, già dagli anni ’60 non era certo l’Endrigo “politico” né poi i Guccini, i Lolli ecc. che avevano fior di passaggi radiofonici, televisivi, che vendevano tantissimi dischi, comparivano su riviste alla moda ecc.
    Chi godeva di tutto questo erano invece i Nicola di Bari, i Little Tony, i Ranieri, i Bobby Solo, i Reitano, Cotugno, Pupo, Pooh ecc.
    Cantanti se vogliamo anche abili nel loro genere ma non certo “politici” (definizione questa comunque schematica e riduttiva).
    Si potrebbe perciò rovesciare l’assunto: forse chi guadagna sono quelli che cantano l’intimismo ed il sentimento in senso classico e melodico.
    Solo che si potrebbe chiedere a questi artisti, certo con simpatia: non vi sembra che il “vostro” cantare sia uno strumentalizzare il sentimento, accusa che alcuni rivolgono/rivolgono a chi canta/cantava “politico”?
    E non credete che così come voi cantate i vostri temi, altri colleghi abbiano o abbiano avuto il diritto di fare altrettanto con un canto diverso dal vostro?
    Del resto, come dico io, l’arte è come il mondo: bella perché varia.
    Ma certo, non c’è niente di male nell’osservare che le donne del sud provenivano/provengono da realtà che non le orientano/orientavano solo all’amore.
    Che è un bellissimo sentimento, ma che non può prescindere da un mondo spesso pieno di sofferenza e di ingiustizia.

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  2. Carissimo Antonio, molto interessante questo tuo Post dove si parla di conflitti tra musicisti e la loro rispettiva musica.
    Ho letto molto attentamente quello che hai scritto, conosco i cantanti ma le canzoni citate non le ricordo purtroppo, per ora ti do un mio parere sul tema, poi con più tempo ascolterò le canzoni. E chiaro che Bruno Lauzi sia stato molto amareggiato per dire certe sciocchezze, lui doveva pensare alla sua musica e non a come cantava o cosa scrivesse un suo ( anche se finto ) collega. Si, credo che fosse stato molto amareggiato e forse anche un poco paranoico. ( anche se in fondo in fondo un pizzichino di verità c´e sempre) Dopo la sua canzone “la donna del sud” credo che poi la risposta datagli da Sergio Endrigo con la canzone “ Il treno che viene dal sud, che trovo meravigliosa ) sia stato un boccone amaro per Lauzi.

    Quando riguarda i cantautori, bisogna pensare ai tempi addietro, quando non si poteva neppure fare riferimento ad una persona per raccontare una storia, quindi si usavano le così dette “fiabe” dove tutte le storie raccontate i loro personaggi erano animali ( almeno ricordo così poi correggetemi) con il passare degli anni poi, erano i “cantori” che potevano permettersi con il loro organo a manovella di girare per le strade e canticchiare le vicende di cronache, cose accadute che allora facevano molto scalpore, perché non si era abituati sentirle pubblicamente. E qui arriviamo poi verso gli anni 50 – inizio 70 quando i cantanti dovevano ancora stare attenti a cosa cantavano, altrimenti gli veniva censurata la canzone, ( non erano liberi di nominare parole come un ginocchio, marciapiede, caviglia, etc,
    etc . ) Siamo metà degli anni 70 la ribellione dei cantautori sulle canzoni politiche fu tale che divenne una concorrenza tra di loro chi più ne aveva più ne metteva e questo devo dire con molta personalità, bravura e talento. Oramai erano liberi, potevano lasciarsi andare da quasi ogni tabù, da ogni censura ma, sempre rispettando il pubblico ascoltatore. Certo che i cantautori intellettuali politici, moltissimi potevano permettersi ed erano in grado di scrivere pezzi così detti “ intellettuali” grandi paroloni. Perché molti di loro avevano un livello scolastico più avanzato, quindi più agevolati sull`italiano, di chi come, un Reitano, un Ranieri, un Solo, un Tony, un Cutugno o un Pupo. (come ha citato L´amico Riccardo ) Questi cantanti che dagli anni 60 hanno anche loro fatto scalpore sul pubblico italiano e non solo, questi lo hanno fatto più con il Cuore, ci hanno dato la passione, l`amore.
    Possiamo dire che siamo stati fortunati, perché i nostri cantanti, ci hanno trasmetto, chi Intelletto, speranza di vivere lottando, chi ci ha trasmesso sentimento, Amore e passione.
    Alla fine non posso che dire…Viva la libertà di decidere, di pensare e soprattutto di poter pronunciare la propria opinione senza dover diventare Nemici…

    Un forte abbraccio carissimo Antonio.

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  3. Come i pubblici dialoghi tipici dei poeti del "Dolce Stil Novo", "Guido io vorrei che tu e Lapo ed io...", anche i cantanti si scambiano opinioni attraverso le canzoni.
    Il "caso" Lauzi-Endrigo non è unico:
    Antonello Venditti dedica la canzone "Francesco" (nell'album Sotto il segno dei pesci) a Francesco De Gregori:
    "Scusa Francesco se ti ho rubato rubini puri dalle tue tasche, scusa Francesco se ti ho rubato la cioccolata dalla tua bocca".
    Sulle canzoni "politiche" anche Venditti si è cimentato: "Dolce Enrico" (1991), dedicata ad Enrico Berlinguer.
    Sulla censura che è andata ben oltre gli anni 50, ricordo l'ostracismo dato dalla RAI alla canzone "Teresa" di Sergio Endrigo, ritenendo quella canzone, tenera e bella, "dissacrante":
    "Teresa non sono mica nato ieri, per te non sono stato il primo, nemmeno l'ultimo lo sai".
    Bisogna avercene di fantasia malsana per ravvisare il male dove c'è invece soltanto un bonario ed amorevole rimbrotto.

    http://www.youtube.com/watch?v=OITJO59U110

    http://www.youtube.com/watch?v=IYHTTc3xyJM

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  4. Anche tra di chi di solito preferiva cantare l’amore ed il sentimento in modo tradizionale ci fu chi, in qualche occasione, scelse di passare a temi lontani dal suo mondo.
    Penso per es. a Gianni Morandi, che cantò “C’era un ragazzo”, che parlava di un giovane americano mandato a combattere in Vietnam.. E che lì morì.
    A distanza di tanti anni, la canzone di Morandi, che ebbe un grande successo continua ad essere ancora eseguita e con forte coinvolgimento da parte del pubblico.
    Ciò prova che si può avere “cuore” anche cantando temi meno tradizionali.
    Non è quindi sempre questione di livello scolastico (ma certo, anche quello può contare).
    Naturalmente, Rosa, non sto ASSOLUTAMENTE polemizzando con te; è solo la mia opinione. “Nemici” mai!
    Del resto, ti sono riconoscente per aver posto il tema della censura, che in Italia è sempre stata molto forte. Vedo poi che anche Antonio ha ripreso proprio quel tema; mi piace questo collegamento, questo dialogo!
    Pensavo… sai se in Germania sia esistito o esista un artista che abbia delle affinità con Endrigo? Anche questo potrebbe diventare un discorso interessante.
    Bis bald (a presto) e W la musica!

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  5. A rischio di passare per "cerchiobottista", per uno che dà un colpo al cerchio e uno alla botte, sostengo che le opinioni di Riccardo e di Rosa, pur leggermente diverse (evviva le differenze), sostanzialmente non sono in contrapposizione.
    I cantautori "sentimentali" hanno quasi sempre composto canzoni ricche di sentimento e quasi mai banali, arricchendo anche il reportorio di cantanti come ad esempio Mino Reitano, per il quale Lauzi ha composto "Cento colpi alla tua porta", canzone ricca di pathos, reso (questa volta) con la giusta enfasi da Reitano.
    A parte i cantautori, molte canzoni d'amore, pur parlando di cuore, denotano l'assoluta mancanza di ispirazione di chi le ha composte: in esse spicca la contemporanea assenza di ragione e di sentimento e il trionfo del conformismo e della banalità.
    Lo stesso Lauzi con "Io canterò politico" ha creato una autentica canzone politica, dove convivono le sue ragioni e il suo sentimento di rabbia e di risentimento, non del tutto privi di fondamento, per le ragioni che ho esposto nel post. (Riecco il cerchiobottista)
    Comunque, perseverando nella mia inossidabile stima per Sergio Endrigo, ribadisco che in tutte le sue canzoni, ricche di ragione e di sentimento, presenti senza risparmio sia in quelle "politiche" che in quelle "d'amore", coesistono le ragioni del cuore, le ragioni morali, le ragioni politiche, il tutto reso mirabilmente ed armonicamente.
    W le parole, la musica, la politica e l'amore.

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  6. he? Antonio, non sapevo che la canzone che ho sempre ascoltato da Reitano " Cento colpi alla tua porta" fosse stata scritta da Lauzi. Reitano con quella canzone ha scaricato tantissima rabbia che era in lui e lha trasmessa anche al suo publico. Mi é dispiaciuto moltissimi non averlo valutato molto da vivo, lui é anche uno di quelli che meritavano, che hanno sgobbato per il successo, ma sempre restato modesto.
    Bene ho imparato di nuovo qualcosa che non sapevo. Hai voglia di quante cose non so ancora! :) Prima di spegnarmi vorrei imparare tutto, non so il motivo, forse il tutto è così vasto che non ci si arriva mai a lui, quindi non dovrei mai spegnarmi. :))
    Il "cerchiobottista" carina questa ! ti sto scoprendo anche pieno di umorismo, mi fa piacere. Comunque concordo con te in tutto.

    Riferendomi a l`amico Riccardo: ti prego di contraddirmi ogni volta che ne trovi il motivo, non hai bisognio di ( come dici tu ) sviolinate. Io sono sempre pronta ad accettare pareri di chiunque,specie i tuoi o di Antonio. ti avverto che sono molto musicale ed intonata, quindi riconoscerei ogni piccola " sviolinata" ;)
    Gianni morandi ci ha fatto sognare ed immaginare ogni piccolo soldato che non sarebbe più tornato a casa. Con la sua canzone del "cera un ragazzo" ho sempre pensato che lui si riferisse a Elvis, che in quei tempi era soldato, o almeno avesse preso spunto da lui. Ma anche massimo ranieri, partì come soldato. Comunque il nostro eterno ragazzo, ci ha dato anche moltissimo.
    Restando su S. Endrigo uno dei nostri grandi poeti della musica. Mi hai chiesto o almeno ho capito io che vorresti che ti nominassi qualcuno che ha suscitato lo stesso sentimento... in primo momento non mi veniva nessun cantante in mente che potessi paragonare a S. Endrigo, ma poi pensandoci, si, c`e uno che mi ha fatto venire i brividi e mi ha fatto sognare allo stesso modo. " Udo Jürgens" Jurgens ha scritto molte canzoni per bimbi adatte anche alle orecchie dei grandi, spesso citando i nomi dei due figli, " Genny und Jonny" la sigla del famoso cartone animato " Tom & Jerry" la cantava lui. Ma non ha cantato solo per divertire noi e i bambini, ma, moltissime canzoni poetiche come anche politiche,molto belle, a livello Endrigo.
    Fisicamente e temperamento lo descrivo come un " Morandi" eterno ragazzo.
    Ancora oggi molto attivo con i suoi concerti.
    Ascoltatelo..
    Un saluto al non "cerchiobottista" Antonio ed un Umarmung al " Violinista" Riccà :)) scappo al lavoro. Bye

    PS: Scusatemi gli sbagli grammatici,oggi forse più del solito, ma vado di fretta. :(

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  7. Antonio, ti lascio un Link che parla del cantante tedesco Udo Jürgens che ne ho parlato stamattina, tanto per farti un idea.
    http://www.welt.de/kultur/article4666982/Auch-mit-75-ist-Udo-Juergens-ein-unsicherer-Mann.html

    Poi c`e uno eccezzionale, "Herbert Grönemayer"
    Un compositore cantante, poeta eccezzionale. Da non credere che sia Tedesco :)
    Ti aggiungo il link della wikipedia qui. Se hai voglia dacci un occhiatina, chissá forse lo conosci.

    http://it.wikipedia.org/wiki/Herbert_Gr%C3%B6nemeyer

    Buon fine settimana. Ciao

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  8. Purtroppo è vero, altri tempi altri uomini. Credo che di Endrigo, Tenco, Lauzi e De Andrè non ne vedremo più anche se proprio in questi giorni a Simone Cristicchi è toccato il meritatissimo Premio Mogol. Una segnalazione, in questi giorni ha visto la luce un bellissimo libro di Margherita Zorzi: Cantare il lavoro, mestieri e dintorni della canzone d'autore, con copertina di Sergio Staino. Invito tutti a leggerlo ed a farlo conoscere, merita veramente!

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