Benvenuti. Non esistono quasi limiti di tempo e di spazio nella dimensione dei proverbi, tanto vasta ne è la diffusione nel tempo e nello spazio. Da tempo immemorabile l'uomo fa uso di proverbi, sia nella tradizione orale come in quella scritta. Spesso è assai difficile risalire all'origine di un proverbio e stabilire se esso è transitato dalla tradizione orale alla letteratura o viceversa, se è di origine colta o popolare. Anche la linea di demarcazione tra proverbi, detti, motti, sentenze, aforismi, è assai sottile e forse non è così importante come si crede definire l'origine di un proverbio o di un aforisma quanto piuttosto risalire alle motivazioni che ne hanno determinato sia la nascita che l'uso più o meno frequente.

Della mia passione e delle mie ricerche sull'argomento e non solo su questo, cercherò di scrivere e divagare ringraziando anticipatamente quanti vorranno interagire e offrire spunti per sviluppare il tema col proprio personale e gradito contributo.

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venerdì 26 febbraio 2010

Chi non fa, non falla

Si sente ripetere, con una insistenza che rasenta l'ossessione, che quello attuale è il governo del fare, in contrapposizione ai governi del dire del vicino passato e anche di quello più o meno remoto, ad eccezione dell'omologo governo del fare sul più bello interrotto, di bossiana memoria.
Agire molto e molto velocemente, superare lacci e lacciuoli, come amava ripetere Guido Carli, e tutti quegli adempimenti burocratici che rallentano o addirittura impediscono di fare ciò che è necessario e indispensabile per il bene del Paese.
Agire velocemente senza però intaccare la scrupolosa osservanza delle regole di trasparenza, di pari opportunità e di accuratezza nella qualità degli interventi.
Agire tempestivamente riduce costi umani e materiali e allevia le sofferenze di quanti sono stati colpiti da calamità naturali, sia dovute alla furia degli elementi, sia provocate, in parte o in toto, dall'incuria umana.
Chi avrebbe il coraggio di confutare simili argomentazioni?
Agire presto e bene rappresenta quanto di meglio un cittadino onesto e libero da pregiudizi si possa aspettare da chi ha sulle spalle il pesante fardello di una nazione gravata da un pesante debito pubblico, congiuntamente ad una crisi economica mondiale che ha messo in ginocchio economie ben più solide della nostra.
Qualunque critica all'attuale conduzione politica governativa sarebbe quindi pretestuosa, ingenerosa ed ingrata, perché non riconoscerebbe gli sforzi, al limite del sovrumano, compiuti da questi uomini del fare che tutto il mondo ci invidia.
Questo "stile del fare" non sarebbe disgiunto dall'attitudine alla riflessione, del pensare velocemente ma nello stesso tempo profondamente, raggiungendo il traguardo che Alberto Moravia riconosceva solo agli intellettuali: la capacità, appunto, di giungere velocemente a delle formulazioni e a dalle conclusioni, il pensiero, quindi, veloce e profondo.
Cosa induce quindi una piccola ma ostinata schiera di magistrati ad indagare, ad accusare chi si è reso meritorio di tanti prodigiosi risultati a vantaggio di intere popolazioni e della cittadinanza italiana in generale?
Sarà forse il pregiudizio politico, la loro inaccettabile politicizzazione, a spingere questi uomini del disfare ad indagare, a cercare il pelo nell'uovo, a pretendere di utilizzare strumenti, come le intercettazioni telefoniche, smodatamente adoperate, che servirebbero più a diffamare e screditare che a raggiungere risultati penalmente rilevanti?
O, puramente e semplicemente, ci troviamo di fronte a uomini coscenziosi e scrupolosi che compiono semplicemente il loro dovere senza lasciarsi intimidire?
Cosa spinge giornalisti faziosi, manco a dirlo politicizzati e prezzolati, a dubitare della totale onestà di intenti di questi mitici uomini del fare?
Sarà forse l'invidia del talento, per le posizioni di prestigio conquistate a prezzo di duri sacrifici da coloro che criticano senza motivazioni moralmente e giuridicamente fondate?
O, puramente e semplicemente, ci troviamo di fronte ad uomini che amano la propria professione e sono talmente presuntuosi da voler cercare, costi quel che costi, frammenti di verità?

Facile criticare quando non si hanno responsabilità dirette del "fare", ma altrettanto facile, e molto più deleterio, è il fare puntando solamente sul consenso elettorale progressivamente ottenuto, senza tener conto, nel fare e nel dare, di ciò che non si fa, senza interrogarsi seriamente sulle priorità, e di ciò che, nel dare, non di rado carpendo e arraffando, si toglie.
Il Ponte sullo Stretto, abbandonando la felice intuizione delle "Autostrade del Mare", e lasciando le Ferrovie in Sicilia, Calabria, Sardegna e delle tratte percorse dai pendolari di Sud, Centro e Nord, a livelli veramente infimi.

Chi non fa, non falla

è vero

come altrettanto cosa vera e giusta è pensare bene a ciò che si fa:

Cosa pensata, cosa sensata
Pensa la cosa prima che la fai, perché la cosa pensata è bella assai.

L'importante comunque credo sia che le azioni, più o meno meditate, tendano al bene comune, e non all'opulenza di chi già, non sempre legittimamente, possiede, tenacemente abbarbicato ai propri privilegi, incurante del malessere diffuso di vasti strati della popolazione, malessere che egli ha abbondantemente favorito se non direttamente provocato.

2 commenti:

  1. Concordo in toto.
    Evidenzierei 2 punti, per me strettamente intrecciati. Credo infatti che questo “fare” si basi su un lato teorico ed uno pratico.
    Il 1° è una monotona replica dei dettami del più classico dei liberismi: quella teoria e prassi economica che esige la totale neutralità dello Stato in questioni economiche.
    La frase di Carli sui lacci e laccioli, purtroppo ripresa negli anni ’80 da Craxi è tipica di una mentalità che considera leggi, controlli e regolamenti fastidiosi ostacoli ad un radioso(?) sviluppo economico, sociale, umano ecc.
    E’ l’idea che l’economia debba correre come un treno privo di freni e che può regolarsi da sé.
    Ma la crisi economico-sociale che il mondo attraversa ha dimostrato la falsità di questa tesi, tesi che lo domina da oltre 20 anni.
    A l’Aquila si è costruito senza… lacci e laccioli, spesso ignorando basilari norme di sicurezza. Gli effetti del terremoto sono stati così ancora più devastanti.
    Ciò non è certo imputabile all’attuale governo, ma senz’altro ad una mentalità che fuorvia il Paese da parecchi anni.
    Però la stessa ricostruzione della città ha trascurato il centro storico, se gli aquilani hanno di recente protestato con le carriole e comunque, molti di loro si trovano ancora senza casa.
    La rivista “Left”, già mesi prima che emergesse lo scandalo di certe intercettazioni e partissero delle inchieste, raccontava di cantieri che “ricostruivano” sì, ma lavorando pressoché senza limiti di orario, con operai (perlopiù extracomunitari) reclusi di fatto in containers.
    Con sindacati esclusi (soprattutto all’inizio) da procedure di verifica e di controllo, con uomini che spesso non denunciavano incidenti sul lavoro per timore di ritorsioni o di perderlo, con lavori che proseguivano nonostante gli incidenti ecc. Anche questo è “fare”; ma non è un bel fare.
    Insomma, il fastidio o disprezzo per le regole conduce a violazioni dei diritti delle persone e delle prerogative democratiche.
    Ancora, tra La Maddalena e L’Aquila c’è stato un giro d’affari poco virtuoso (cfr. “L’Espresso” 4/03/2010, n.9, pp.38-44) da 500 milioni di euro, con sprechi, corruzione, lavori fatti magari in fretta ma non a norma ecc.
    Sarà poi bene velocizzare i processi: ma visto l’intreccio (cfr. S. Lodato-R. Scarpinato, “Il ritorno del Principe”, ed. Chiarelettere) tra finanza, mafia, “colletti bianchi”, politica ecc., anche un processo non per mafia può rivelare agganci con Cosa Nostra.
    Il che è però arduo accertare in tempi ristretti e spesso con mezzi investigativi, finanziari, tecnici e con personale ridotto all’osso.
    Infine, l’Istat ci dice che nel gennaio del 2010 il tasso di disoccupazione è salito all’8,6% : l’1.3% in più rispetto al gennaio 2008.
    Nel biennio 2008-2009 il Pil italiano è diminuito del 6,3%; il deficit è salito al 5,3% dal 2,7% del 2008.
    In gennaio la disoccupazione giovanile era pari al 26,8%, con una crescita di 0,3 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 2,6% rispetto al gennaio 2009.
    Ed esistono anche altri dati Istat piuttosto negativi…

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  2. Ciao Antonio, ben tornato, anche solo per un post ma, mi fa piacere rileggerti di nuovo.

    Cosa dire! Mentre leggevo, cercavo di percepire il tuo umore quando stavi lì seduto, davanti al tuo PC, amareggiato, deluso ed impotente, e ti scivolavano le dita sulla tastiera mentre forse, la tua mente era invasa da immagini con persone o di scene dove tu avresti voluto è desiderato farne parte. Quella forza magnetica che ti spingeva a desiderare di poter fare parte di quelle immagini per il semplice scopo di spiegare al mondo intero e in particolare agli uomini politici o ai giornalisti che, “amano il loro lavoro”, convincerli a ritornare di nuovo bambini, almeno per una giornata, ed osservare il mondo di oggi con gli OCCHI di un Bambino. Com`è diventata oggi la nostra “cara” società! Come l`hanno fatta diventare oggi “la nostra casa in comune”, tutti quelli che per strada vanno di fretta senza sapere perche, dove tutti vogliono essere i primi ma non sanno neppure di cosa, dove tutti vogliono l`ultima parola, ma se la devono inventare perche (quasi) nessuno è più in grado di dire la propria opinione.
    Oggi la vita è uguale ovunque. Si può prendere esempio sul posto di lavoro, lì non è differente da tutte le altre istituzioni, qualunque esse siano. Il bonaccione, quello che pensa ancora al bene degli altri, che vorrebbe cambiare il mondo con le proprie idee e non quelle inventate per sembrare il migliore, quello viene schiacciato dai colleghi egoisticamente, quello viene solamente deriso ed indebolito dalle troppe umiliazioni che gli provoca a tenere testa alle proprie idee nel voler cambiare in positivo le persone, da volerle portare a fraternizzare, ad essere comprensivi, a volersi criticare di meno e a non gridargli beffaggine addosso per il solo motivo che, questa persona esprime le proprie idee che non sono uguali a quelle del branco!

    Hai ragione Antonio, chi non fa, non falla, e purtroppo, ” favella” solamente!


    Scusa se i miei commenti non si avvicinano al tuo scopo, ma non so, mi lascio andare, poi prendo altre vie. D`improvviso poi, decido di smettere prima di prenderne ancora altre ;) Su questi temi ci sarebbe molto da dialogare, mah quando scrivo mi sento “ una gatta nera“.

    Ciao Antonio, spero che tu "faccia"!

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