Benvenuti. Non esistono quasi limiti di tempo e di spazio nella dimensione dei proverbi, tanto vasta ne è la diffusione nel tempo e nello spazio. Da tempo immemorabile l'uomo fa uso di proverbi, sia nella tradizione orale come in quella scritta. Spesso è assai difficile risalire all'origine di un proverbio e stabilire se esso è transitato dalla tradizione orale alla letteratura o viceversa, se è di origine colta o popolare. Anche la linea di demarcazione tra proverbi, detti, motti, sentenze, aforismi, è assai sottile e forse non è così importante come si crede definire l'origine di un proverbio o di un aforisma quanto piuttosto risalire alle motivazioni che ne hanno determinato sia la nascita che l'uso più o meno frequente.
Della mia passione e delle mie ricerche sull'argomento e non solo su questo, cercherò di scrivere e divagare ringraziando anticipatamente quanti vorranno interagire e offrire spunti per sviluppare il tema col proprio personale e gradito contributo.
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giovedì 29 luglio 2010
RES PUBLICA e Res privata
L'oratore si pone una domanda retorica:
Per chi sta il re?
Il re sta per gli affari suoi.
Per chi sta il re pubblico?
Il re pubblico sta per gli affari di tutti.
"Gli affari di tutti" hanno vinto e
l'articolo 41 della Costituzione Italiana:
"L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale" deve "essere indirizzata e coordinata a fini sociali".
I revisori della Costituzione vogliono abolire la parte riguardante i fini e l'utilità sociale, vogliono fare gli affari del re (e dei suoi cortigiani) e non gli affari di tutti.
La drammatica (per i lavoratori e la gente comune) contrapposizione tra res publica e res privata è antica.
RispondiEliminaNon per questo è meno drammatica.
Essa si ripropone anche ai giorni nostri ed è un sintomo di una democrazia a mio avviso malata.
Che gli interessi privati, quelli cioè di singoli individui e che inoltre si considerano per ricchezza, potere e doti morali ed intellettuali SECONDO LORO superiori alla media legibus soluti (sciolti dalla leggi) entrino in conflitto con quelli pubblici, collettivi, è purtroppo possibilissimo.
Ma lo è quando le leggi sono considerate “carta”, i regolamenti insopportabili catene ecc.
E questo anti-legalismo vale solo per i “potenti.”
Costoro impongono (per citare ora il Cristo che criticava farisei e dottori della legge) alla gente comune dei pesi che loro non vorrebbero toccare neanche “con un dito.”
Mi riferisco ad orari di lavoro massacranti.. e che infatti massacrano i lavoratori, salari da fame, lunghi ed umilianti periodi di disoccupazione…
Il sacco della cosa pubblica, lo sfregio del diritto, le “mani in pasta” anche con chi le ha sporche si sangue o come sintetizza il procuratore Scarpinato la “mafiosizzazione” del Paese, è però possibile quando una sinistra ed un sindacato senz’anima archiviano secoli di lotta, studi, ideali e conquiste.
Realizzando così un’innaturale convergenza tra mondo del lavoro e chi quel mondo, sfrutta. Senza pietà.
Perché che chi vive del sangue e del sudore della gente comune cerchi d’averne sempre di più è normale; ma non lo è per niente che costoro siano in tale impresa non solo non contrastati, ma addirittura aiutati.