Benvenuti. Non esistono quasi limiti di tempo e di spazio nella dimensione dei proverbi, tanto vasta ne è la diffusione nel tempo e nello spazio. Da tempo immemorabile l'uomo fa uso di proverbi, sia nella tradizione orale come in quella scritta. Spesso è assai difficile risalire all'origine di un proverbio e stabilire se esso è transitato dalla tradizione orale alla letteratura o viceversa, se è di origine colta o popolare. Anche la linea di demarcazione tra proverbi, detti, motti, sentenze, aforismi, è assai sottile e forse non è così importante come si crede definire l'origine di un proverbio o di un aforisma quanto piuttosto risalire alle motivazioni che ne hanno determinato sia la nascita che l'uso più o meno frequente.

Della mia passione e delle mie ricerche sull'argomento e non solo su questo, cercherò di scrivere e divagare ringraziando anticipatamente quanti vorranno interagire e offrire spunti per sviluppare il tema col proprio personale e gradito contributo.

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domenica 5 agosto 2007

Servi e Padroni

Si obietta spesso a chi fa uso di proverbi che essi, nella quasi totalità, fanno parte di un mondo ormai estinto o in via di estinzione , e che quindi il loro uso è relegato unicamente al puro e semplice divertimento o a sottolineare come la società si sia alquanto evoluta, abbia ridotto, se non eliminato, odiose discriminazioni sociali, razziali e sessuali, ed il futuro riserva migliori condizioni materiali e morali per tutti, o quasi.
Alcune parole ci appaiono anacronistiche, logorate dall'usura del tempo, dalle magnifiche sorti progressive che ne hanno determinato l'eclissi, se non il definitivo oblio. E' il caso della dicotomia servi-padroni, oggi sostituita dalla assai meno stridente coppia imprenditori-forza lavoro.
Ma a considerare la Storia come continuo, inarrestabile progresso verso condizioni migliori di vita, di lavoro, di sempre più armonici rapporti interpersonali e fra le classi, si corre seriamente il rischio di non rendersi conto che spesso risultati considerati fermamente e stabilmente acquisiti vengono messi a repentaglio da modificazioni nei rapporti tra il mondo del lavoro, della finanza, dalla sempre più accentuata interdipendenza dei mercati mondiali; tutti aspetti che aprono a nuove possibilità di lavoro e di intrapresa, ma che rendono estremamente precario ciò che prima era, o sembrava, relativamente stabile.
Questo senso di angosciosa precarietà caratterizza le condizioni dei lavoratori, dei sottoccupati e dei disoccupati, e fa rimpiangere, paradossalmente, a non pochi, il tempo in cui esistevano servi e padroni, in un rapporto di umiliante subalternità dei primi ai secondi, ma con l'assenza di quella condizione-sensazione di precarietà che caratterizza il presente e l'attesa del futuro non solo dei giovani ma anche di chi ha un lavoro a tempo indeterminato ma non per questo meno precario, in special modo dei quarantenni e dei cinquantenni, che hanno il terrore di perdere il lavoro per non più ritrovarlo.
Non sembri assurdo il rischio di ritornare alle aste al ribasso per ottenere un lavoro temporaneo, come accadeva all'inizio del Novecento.
Stiamo quindi attenti a non regredire ad una condizione di assenza di diritti, paragonabile alle condizioni vigenti in quella semi-arcaica società che sarebbe davvero paradossale dover rimpiangere.

- Al servo pazienza, al padrone prudenza (Malavoglia VI, 71) (1)

- Bisogna essere ubbidienti ai padroni in tutto e per tutto
- I padroni hanno sempre ragione anche quando hanno torto (Enrico Pea) (2)

- Quel che fa il padrone è ben fatto (Salvatore Satta) (3)

- Tutto ciò che il padrone fa è ben fatto (Federico De Roberto) (4)

- Più diminuiscono i padroni e più aumentano i cani (Ennio Flaiano) (5)

- Tutto quello che fa il padrone lo fa sempre il padrone (Gavino Ledda) (6)
- Si deve ubbidire a chi ti dà il pane: come il cane al padrone (7)
- L'emigrazione è dovuta alla miseria e alla cattiveria dei padroni (8)

- L'asino bisogna attaccarlo dove vuole il padrone (L. Sciascia) (9)

- Lo sceneggiatore è un tale che attacca il padrone dove vuole l'asino (10)

(1) capitolo 1 dei Malavoglia proverbio 71 in ordine di apparizione.
(2) Enrico Pea, Il Trenino dei sassi, Firenze Vallecchi, 1976, pag.101
prima edizione 1940 racconto "Le servette di Santa Zita.
Questi due proverbi sono la raccomandazione di una madre alla figlia che viene
assunta come servetta da un signore che vive solo; la figliola ubbidisce
alla mamma fino a rimanerne incinta: bontà del suo padrone che la sposa,
da qui un proverbio: L'obbedienza al padrone dà sempre buoni
frutti

(3) Salvatore Satta, La veranda, Milano, Adelphi, 1981 - pag.36
prima edizione 1928-1930
(4) Federico De Roberto, I Vicerè, Milano, Rizzoli, 1998 - pag.379
prima edizione 1894 - parte seconda - capitolo 5
(5) Ennio Flaiano, Frasario essenziale Milano, Bompiani, 1986 - pag. 108
(6) Gavino Ledda, Padre padrone - pag. 161
(7) idem
(8) Gavino Ledda, Lingua di falce - pag. 17
(9) Leonardo Sciascia, Il giorno della civetta
(10) Ennio Flaiano, Frasario essenziale - pag.54
capitolo "Sparse 1951-1972/1970"

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