Benvenuti. Non esistono quasi limiti di tempo e di spazio nella dimensione dei proverbi, tanto vasta ne è la diffusione nel tempo e nello spazio. Da tempo immemorabile l'uomo fa uso di proverbi, sia nella tradizione orale come in quella scritta. Spesso è assai difficile risalire all'origine di un proverbio e stabilire se esso è transitato dalla tradizione orale alla letteratura o viceversa, se è di origine colta o popolare. Anche la linea di demarcazione tra proverbi, detti, motti, sentenze, aforismi, è assai sottile e forse non è così importante come si crede definire l'origine di un proverbio o di un aforisma quanto piuttosto risalire alle motivazioni che ne hanno determinato sia la nascita che l'uso più o meno frequente.
Della mia passione e delle mie ricerche sull'argomento e non solo su questo, cercherò di scrivere e divagare ringraziando anticipatamente quanti vorranno interagire e offrire spunti per sviluppare il tema col proprio personale e gradito contributo.
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mercoledì 16 luglio 2008
Introduzione ai Wellerismi
Dopo Archer Taylor (The proverb, Cambridge, 1931), il termine "wellerismo" fu adottato anche da Raffaele Corso in Italia (Wellerismi italiani, in Folklore, Fasc. III-IV, 1947-1948), da A. Van Gennep in Francia (Wellerismes francais, 1933-1934), ma non in Spagna, dove gli fu preferito "Dialogismos paremiologicos" e in Germania (Beispielssprichwort, Apologisches Sprichwort, Sagwort. (2)
From Wikipedia, the free encyclopedia:
Apologetic proverb
An apologetic proverb (also known as a joke-like form of proverb common to Dutch and known in English as wellerisms) typically consists of 3 parts: a proverb or saying, a speaker and (often humorous and literal) explanation.
Folklorist Archer Taylor notes that wellerisms are usually of obscure origin, difficult or near impossible to trace, and include sardonic humor.
"Everyone to his own liking, "the old woman said when she kissed her cow"
"This week is beginning splendidly, "said one who was to be hanged on Monday"
Da un altro sito in lingua inglese:
"I see, "said the blind man"
"It all comes back to me now, "said the Captain as he spat into the wind".
Per tornare alla lingua italiana:
Gaetano Perusini, Wellerismi friulani, in Rivista di Etnografia, A. 1948. N. 4,
distingue tra wellerismi proverbiali e wellerismi affabulativi:
"i primi contengono un concetto ben chiaro che non abbisogna di ulteriori commenti, i secondi invece non possono essere perfettamente intesi se non si conosce la favola o il racconto (o l'episodio vero o inventato che sia) che ha dato origine al modo di dire"
Alberto Mario Cirese, Wellerismi e micro-recits, in Lingua e stile, Anno 5, N. 2, agosto 1970, distingue a sua volta tra wellerismi veri e propri e proverbi welleristici, o wellerizzati (da non confondere con i wellerismi proverbiali del Perusini).
Il wellerismo:
"Disse Costanza: L'acqua vuole la pendenza
e l'amore la speranza"
viene catalogato dal Cirese come proverbio wellerizzato, in quanto non esiste alcuna contrapposizione tra chi parla e tra il detto o proverbio. Esiste solamente una assonanza (che Cirese chiama isofonia) fra Costanza, pendenza e speranza e null'altro. A Costanza si potrebbe sostituire qualunque altro nome di donna o di persona; si perderebbe forse soltanto l'isofonia.
Il wellerismo seguente:
"Quant'è bella la pulizia, disse il carbonaio"
presenta una contrapposizione tra "la pulizia" e "l'essere inevitabilmente sporco del carbonaio". Cambiando qui il mestiere del carbonaio con un lavoro "pulito" si perderebbe l'effetto contrasto.
Questo w. napoletano rende ancor meglio il concetto:
"Arrassate ca me tigne, dicette o graunaro"
- Allontanati che mi sporchi, disse il carbonaio -
Questi w. con protagonista il carbonaio possono quindi essere catalogati come w. veri e propri, o wellerismi proverbiali per dirla col Perusini; così come i seguenti:
"E va bene dicette donna Lena quanno vedette 'a figlia, 'a sora, 'a mamma, 'a gatta prena"
"E' un temporale benedetto, disse il contadino, e venne fulminato" (3)
Diverso è il caso del seguente w.
"Dicette l'avaro: serùgliame tutto!" (Ungimi tutto)
Siamo qui in presenza di un w. affabulativo, del quale non si comprende il significato senza qualche nota esplicativa. Il curatore, Antonio Rotondo (4) aggiunge infatti due righe per spiegarne l'origine.
Io tento di trasformare questo w. da affabulativo a proverbiale, aggiungendo all'interno dello stesso w. la parte affabulativa mancante:
"Ungimi tutto, come disse l'avaro al prete, venuto a somministrargli l'estrema unzione, quando seppe che era gratis"
Ho perso il colore dialettale ed il w. sembra essere troppo lungo, ma non bisogna assimilare il w. al proverbio tradizionale, caratterizzato dalla brevità.
Un'occhiata ai w. di Dickens vi farà rendere conto che la brevità non è una costante.
Il w. si presta molto bene ad essere attualizzato, riferendolo ad eventi ed a personaggi odierni o dell'immediato passato:
Ho provato a coniare tre w. e ve li presento:
"Ho portato l'Italia in Europa, come disse Romano Prodi, dopo aver fatto precipitare gli italiani nella miseria"
"Ho risanato i conti dell'Italia, come disse il ministro Padoa Schioppa, dopo aver dissestato quelli degli italiani"
"Sono entrato in politica per il bene comune, come disse Silvio Berlusconi, quando venne approvata l'ennesima legge ad personam"
Al di fuori dell'attualità:
"Il cliente ritorna sempre sul luogo del diletto, come disse l'incallito bevitore varcando la soglia della bettola"
variante un po' osè:
"Il cliente ritorna sempre sul luogo del diletto, come disse la Madama rivolta al consumato puttaniere"
Questo (questi) esempio è insieme calembour, parafrasi e w.
And, last but not least, un w. coniato da Riccardo Uccheddu:
"La morte di ogni nostro concittadino ci riempie di costernazione, ma ci aiuta anche a vivere, come disse, tutto compunto, un impresario di pompe funebri"
Ma non è ancora finita:
Se nella trasmissione orale dei w. si è costretti ad essere esaurienti, senza possibilità alcuna di allusioni o rimandi, diverso è il caso della "rete", dove il w. può essere enunciato, lasciando ad un link la funzione di svelarne il significato non pianamente comprensibile, ma che, come un rebus, permette di essere chiarito dopo una visitina al sito linkato.
Come esempio ricavo da un commento al sito amico Clear Nuance
il w.
"Purtroppo c'è chi male interpreta uno sguardo... e io ne approfitto, come disse un tale Rosario Chiàrchiaro"
Cliccando su Rosario Chiàrchiaro si apre la pagina web rivelatrice.
Buona scoperta a tutti!
(1) Charles Speroni, The Italian Wellerisms to the End of the Seventeenth Century, University of California Press, 1953, Introduction.
(2) liberamente tratto da C. Speroni, op. citata. Introduction
(3) Giovanni Tucci, Studi e ricerche sui wellerismi, in Rivista di Etnografia (1965-66).
(4) Antonio Rotondo, 'A vita è 'nu 'imbruòglio!, Sorrento, 1991, pag. 49
Oh my God, make me fall down again, as I said tripping over this blog.
RispondiEliminaWell, I'm not sure this is a wellerism, but surely this is a very interesting blog.
A very good job. Bye.
Ghost.
In una vignetta pubblicata sul n° di luglio del mensile “Jesus” cui collaborano uomini di Chiesa come Enzo Bianchi, della comunità di Bose un frate dice: “Là dove sarà il tuo tesoro sarà anche il tuo cuore.” Ed una fedele risponde: “Disse il cardiologo della clinica Santa Rita.” Qui vediamo come il w. travalichi l’ambito letterario e laico.
RispondiEliminaOra, come “meccanismo” letterario il w. classico o dickensiano è unico. Giustamente, tu distingui tra vari tipi di w.; parecchi di questi finiscono infatti per complicare o banalizzare la scorrevolezza di quello classico: il quale consta di un 1° enunciato, spesso molto generico e di un 2° che rovescia del tutto il discorso.
L’effetto così prodotto oscilla tra il comico ed il paradossale, come in questo (tipico dell’umorismo yiddish e ripreso da R. Luxemburg): “Comincia bene la settimana”, come disse il carcerato quando di lunedì seppe che sarebbe stato giustiziato.” Certo, comicità e paradosso sono “articoli” delicati; come dice Benni in “Baol” (Feltrinelli, Milano, 1994, p.81): “Lavorare sul comico è difficile. Tempi precisi. Etimologie che spuntano. Parole che esplodono.”
Inoltre, il filosofo con interessi anche giuridici C. Perelman ha rivalutato l’oratoria greco-romana; è possibile che si sia imbattuto anch’egli nel w., meccanismo che sia nei processi che nelle “disputae” filosofico-teologiche poteva far prevalere una tesi (magari moralmente e razionalmente indifendibile) su un’altra.
Del resto, nel ‘500 Erasmo da Rotterdam vede nell’”Elogio della follia” molti filosofi incapaci di reggere un semplice contraddittorio, quando esso si basi su veloci ed arguti “scambi.” Già certi (sofisti e non solo) argomentavano ricorrendo ad espedienti parawelleristici, come quello che contrastava così la teoria delle idee: “Vedo il cavallo ma non vedo la cavallinità.” Tentiamo una wellerismo… pieno: “Non vedo la cavallinità”, disse colui che vedeva però il cavallo. Ma qui il w. si ritorce contro il confutatore; dal punto di vista socratico-platonico, costui è uno sciocco. Tempi precisi, parole che esplodono…
Forse, data la grande elasticità del w. possiamo wellerizzare anche certi tragici fatti narrati dal Verga: “Ci avevano detto che c’era la libertà”, come disse il contadino dopo l’eccidio di Bronte.
Comunque è raro che un termine derivato da un personaggio letterario (Weller) abbia fortuna come figura a sé. A me, L F ha segnalato l’esistenza di “chandlerismi” da Raymond Chandler, il creatore del detective Philip Marlowe; in effetti con “marlowismi” poteva nascere un equivoco con Christopher Marlowe, il contemporaneo di Shakespeare. Esiste anche “cecoviano” da Cechov, che potremmo intendere come sinonimo di fatto o persona con forte inclinazione al patetico. Ma come termine derivato da 1 personaggio letterario, conosco solo “bovarismo” (dalla M.me Bovary di Stendhal) nel senso di “desiderio di evasione dal conformismo della vita borghese con vaghe aspirazioni mondane, sentimentali e letterarie” (Zanichelli 2000).
Errata corrige: M.me Bovary è stata creata dal genio letterario di Gustave Flaubert, giammai da quello di Stendhal.
RispondiEliminaPosso spiegare un errore così grossolano (ma inconscio)solo col fatto che a mio modesto parere, non è esente da un certo bovarismo neanche la M.me Renal protagonista del "Rosso e nero" di Stendhal... o forse, dovrei dire che non lo è neanche Stendhal.
Ti ringrazio comunque per aver citato un mio w.