Benvenuti. Non esistono quasi limiti di tempo e di spazio nella dimensione dei proverbi, tanto vasta ne è la diffusione nel tempo e nello spazio. Da tempo immemorabile l'uomo fa uso di proverbi, sia nella tradizione orale come in quella scritta. Spesso è assai difficile risalire all'origine di un proverbio e stabilire se esso è transitato dalla tradizione orale alla letteratura o viceversa, se è di origine colta o popolare. Anche la linea di demarcazione tra proverbi, detti, motti, sentenze, aforismi, è assai sottile e forse non è così importante come si crede definire l'origine di un proverbio o di un aforisma quanto piuttosto risalire alle motivazioni che ne hanno determinato sia la nascita che l'uso più o meno frequente.
Della mia passione e delle mie ricerche sull'argomento e non solo su questo, cercherò di scrivere e divagare ringraziando anticipatamente quanti vorranno interagire e offrire spunti per sviluppare il tema col proprio personale e gradito contributo.
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venerdì 5 ottobre 2007
Parola d'ordine
Nondimeno attraverso la pubblicità, le canzoni, il cinema e la letteratura vengono continuamente e copiosamente proposti, quasi sempre modificati, vecchi proverbi con significati nuovi.
Scherza coi fanti e lascia stare i santi
è stato riproposto da Dan Brown in Angeli e demoni:
Scherza coi santi e lascia stare i quanti
allo scopo di mettere in risalto come al culto dei santi si stia sempre di più sostituendo il culto della scienza.
Dal bolscevico “Chi non lavora non mangia”
Adriano Celentano ha tratto: “Chi non lavora non fa l'amore”.
“Chi si contenta gode”in Sergio Endrigo “Perché non dormi fratello” diventa: “Chi si contenta muore”
“Ogni regola ha la sua eccezione”
viene trasformato da A.C.D. Attraverso il suo S.H. in
“L'eccezione stravolge la regola”
dalla cantantessa Carmen Consoli in
“L'eccezione insidia la regola”
da Ennio Flaiano viene addirittura capovolto in
“Ogni eccezione ha la sua regola”
che ricorda la battuta del celebre Totò:
“Ogni limite ha la sua pazienza”parafrasi di
“Ogni pazienza ha un limite”.
La pubblicità sfrutta:
“Donna al volante, pericolo costante”
“Donna al volante, ... premio calante”
a sottolineare la minore incidenza degli incidenti causati dalle donne rispetto agli uomini.
Il solito irriducibile misogino obietterebbe che ciò accade perché le donne, che ne sanno una più del diavolo, riescono, più che diabolicamente, a trasferire le loro colpe sempre sugli uomini, e che quindi solo quando un incidente coinvolge due autisti donne, non possono evitare che la responsabilità venga loro attribuita.
Meno cervelloticamente ritengo che dipenda invece dal minor uso dell'auto da parte delle donne (non intendo dal numero di donne che guidano, ma dal minor numero di Km percorsi).
In concomitanza allo stravolgimento dei proverbi per adeguarli a nuovi scopi si sono altresì affermate nuove forme di conunicazione e di persuasione più o meno occulta:
Lo slogan
e le cosiddette parole d'ordine.
Durante la disputa tra neutralisti e interventisti, i socialisti italiani, nel tentativo di salvare almeno la faccia, coniarono il celebre:
“Né aderire, né sabotare”
Il fascismo trionfante:
“Credere! Obbedire! Combattere!
Proprio il fascismo utilizzò ampiamente l'uso delle parole d'ordine nelle “adunate oceaniche”, attraverso la radio, e soprattutto con le scritte sugli edifici:
“Meglio vivere un giorno da leone che cento anni da pecora”
“Molti nemici, molto onore”
“L'aratro traccia il solco, la spada lo difende”
“Se avanzo seguitemi, se indietreggio uccidetemi, se mi uccidono vendicatemi”
All'ingresso del campo di sterminio di Auschwitz campeggiava:
“Arbeit macht frei” - Il lavoro rende liberi
Nei cortei sessantottini si urlava:
“Lotta dura, senza paura!”
I postfascisti hanno coniato:
“Nè restaurare, né rinnegare”
che fa da pendant
al motto dei socialisti italiani.
I liberisti ammoniscono:
“Più mercato, meno Stato”
Comunione e Liberazione invoca:
“Più società, meno Stato”
Da più parti si plaude all'estinzione, o alla riduzione ai minimi termini, dello Stato.
Gli anarchici esultino.
Poco plausibile appare la duplice presenza di Stato e Società:
Più Stato (pur nelle sue articolazioni) e più Società.
o Più Società nello Stato.
Proporre oggi: Più Stato, più Società, più Credito e Commercio equo e solidale
sarebbe pura e semplice eresia, oltre che utopia.
Ebbene lo confesso: sono eretico ed utopista.
Se attribuiamo ai proverbi la funzione prescrittiva di comportamenti, di norme morali e civili da rispettare, ci rendiamo conto che il loro declino dipende semplicemente dal fatto che oggi esistono strumenti che li hanno soppiantati, come i mezzi di comunicazione di massa, che a volte li ripropongono per puro divertimento o per piegarli a nuovi obiettivi più o meno edificanti.
Per loro natura le parole d’ordine sono, di solito, schematiche. Si sottraggono, quindi, al confronto ed al dialogo. Tuttavia, alcune di esse possono essere condivise anche quando non si condivida in toto certi orizzonti storico-culturali.
RispondiEliminaE’ il caso del bolscevico “Chi non lavora non mangia”: norma che si collega a quanto dicevano in modo pressoché simile già il Talmud e lo stesso S. Paolo. Qui si condanna il voler vivere del lavoro altrui; la norma rimane perciò valida in sé, anche prescindendo dalla sua applicazione storica.
C. Consoli. Per me dire che l’eccezione “insidia” la regola significa denunciare il potere di discrezionalità di qualcuno di fronte appunto alla regola, da intendersi anche come legge. Sciascia osservava che lo stesso richiamarsi il giudice allo “spirito” della legge poteva aprire la porta all’arbitrio. Infatti, l’interpretazione della legge da parte del giudice può basarsi su elementi casuali, anche umorali quindi pericolosi per l’imputato e per la stessa legge.
Di detti come “Il lavoro rende liberi” si è fatto un uso cinico e distorto. Nel suo libro “La soluzione finale” Collotti prova che il nazismo si prefiggeva da sempre l’obiettivo dello sterminio degli ebrei: passando per alcune fase intermedie. Il regime + che schiavistico imposto agli ebrei (e non solo a loro) rientrava in quel quadro. Vi sono esplicite dichiarazioni in tal senso di Heydrich già dal ’39. L’eliminazione fisica diretta non era quindi in contraddizione con una… differita nel tempo e da ottenersi tramite lavoro; i 2 sistemi si sposavano bene.
Comunque, la validità di detti, proverbi ecc. dipende dal contenuto che veicolano. Ma spesso i media, per loro natura (e per l’uso che di essi si fa) così veloci, martellanti ed invasivi, possono sottrarre a contenuti pur validi parte della loro validità. Penso che determinati contenuti, per essere recepiti necessitino di tempo e riflessione; il che non significa certo rinunciare ai media.