dal film Homicide, USA 1991
nel film il wellerismo è leggermente diverso: "Quando cominci a venire con i clienti, è ora di smettere, come disse una prostituta"
Con quale scopo questo wellerismo viene inserito nella narrazione del film, in un dialogo fra due poliziotti molto amici, con quale significato metaforico? Uno dei due poliziotti è ebreo e rimane emotivamente coinvolto nel caso di un omicidio di una bottegaia ebrea. Pur non essendo ebreo praticante e pur non conoscendo l'ebraico, la sensibilità del buono e bravo investigatore, prende il sopravvento sulla assenza di emozioni che dovrebbe essere caratteristica di ogni lavoro delicato, dal medico al giudice, per non pregiudicare l'assoluta imparzialità di giudizio.
Il pur bravo investigatore si lascia coinvolgere nella lotta senza quartiere tra neo nazisti ed ebrei, stanchi di essere vessati e discriminati questi ultimi.
E' lecito abbracciare la causa degli oppressi che giustamente si ribellano e non vogliono più subire passivamente ogni tipo di sopruso e di discriminazione negativa?
Anche il bravo poliziotto viene discriminato dai colleghi in quanto ebreo; per la polizia, in tutti gli ordini e grado, il poliziotto ebreo viene equiparato ad una donna, figuriamoci se si ha la ventura di essere donna e agente di polizia. A lui toccano i rischi maggiori, agli altri le lodi e le promozioni, letteralmente scippate al più meritevole agente.
In linea generale è lecito lasciarsi coinvolgere emotivamente nel giudicare e nell'agire quando con uno dei due contendenti abbiamo affinità di razza, di religione, ideologica o di altra natura?
A mio parere quando appare chiaro e incontrovertibile che ci si trovi davanti ad un oppressore che prevarica su un innocente, non solo diventa lecito parteggiare per la vittima, ma ci mette davanti ad un dovere morale a cui non possiamo sfuggire, pena la totale identificazione con l'oppressore.
L'empatia che si stabilisce fra tutore della legge e vittima può essere paragonata al piacere che la prostituta prova con il cliente?
Può pregiudicare il sereno imparziale svolgimento di un lavoro?
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RispondiEliminaIl post analizza il fenomeno dell'antisemitismo anche all'interno della polizia e del coinvolgimento emotivo degli stessi poliziotti nella repressione del crimine.
RispondiEliminaOra, io, a dispetto di tante assurdità che si sentono sugli ebrei come burattinai della finanza, dell'opinione pubblica, dell'informazione ecc.... assurdità di taglio neo o postfascista, penso che la realtà sia ben diversa.
Perfino negli Usa, Paese di forte immigrazione ebraica, è possibile che all'interno delle forze dell'ordine permangano stereotipi antisemiti.
Il paragone con la donna, immediatamente vista come essere debole, è sintomatico.
Altro stereotipo è quello dell'ebreo "intellettuale": stereotipo che a sua volta, rimanda a quello dell'intellettuale come imbroglione, ciarlatano, vigliacco o nella migliore delle ipotesi, persona nobile ma estremamente confusa, sognatore ecc.
E magari, anche omosessuale (a proposito sempre di stereotipi).
Il romanziere USA Philip Roth spiegava che da ragazzi, lui ed i suoi amici (ebrei) rifiutavano di battersi non per vigliaccheria ma perché consideravano la violenza fatto stupido, se non bestiale.
Il punto è che secondo me che poliziotti e militari, ove al loro addestramento non si affianchi anche una solida ed ampia formazione morale-intellettuale, possono finire quasi fatalmente per accogliere tali pregiudizi.
Da noi, la poesia di Pasolini sui poliziotti si è purtroppo prestata a vari equivoci e iustificazionismi.
Il poliziotto deve evitare di farsi coinvolgere ma è chiaro che all'interno di una società fondata sul danaro (spesso sporco) e sull'ingiustizia, la faccenda è piuttosto problematica...
Il che, comunque, non giustifica brutalità o abusi di potere.
Proverbi che la mente ricorda e talvolta,
RispondiEliminapur non vo0lendolo, si dimenticano
nel nostro percorso breve o lungo
su questo pianeta, nei vari continenti.
Ovunque si sia. Negli stati,
nelle nazioni? ' L'uomo, questo strano animale
il più feroce tra tutti non ha ancora compreso
che la malvagità la si dovrebbe estirpare
totalmente. E' questo ch'io vado chiedendo
da lungotempo oramai Si dice che la storia
sia veramente maestra di vita. Che insegni.
A sfacciata interrogazione sfacciata
risposta? Ben giunga. Il vivere quotidianamente è
una giungla.Ma sarebbe, a mio avviso,
un mondo miliore se ci aiutassimo tutti a guatare,
a far sì che ci s'allontani desiamente dai flutti,
dagli tsunami. Le mani, sumbolo dell'agire,
compiano atti recanti la pace, l'armonia
che mai dovrebbe mancare. I proverbi
ci facciamo compagnia. Evviva l'allegria..