Benvenuti. Non esistono quasi limiti di tempo e di spazio nella dimensione dei proverbi, tanto vasta ne è la diffusione nel tempo e nello spazio. Da tempo immemorabile l'uomo fa uso di proverbi, sia nella tradizione orale come in quella scritta. Spesso è assai difficile risalire all'origine di un proverbio e stabilire se esso è transitato dalla tradizione orale alla letteratura o viceversa, se è di origine colta o popolare. Anche la linea di demarcazione tra proverbi, detti, motti, sentenze, aforismi, è assai sottile e forse non è così importante come si crede definire l'origine di un proverbio o di un aforisma quanto piuttosto risalire alle motivazioni che ne hanno determinato sia la nascita che l'uso più o meno frequente.
Della mia passione e delle mie ricerche sull'argomento e non solo su questo, cercherò di scrivere e divagare ringraziando anticipatamente quanti vorranno interagire e offrire spunti per sviluppare il tema col proprio personale e gradito contributo.
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domenica 4 aprile 2010
Vino e Verità
ci ammonisce Giovanni Verga nei Malavoglia,
e veramente antico è il motto:
In vino veritas:
Alceo, poeta greco, esponente della lirica arcaica:
"Nel vino la verità"
Zenobio, Centuria IV, prov. 5:
"Nel vino la verità"
Dionegiano, Centuria IV, prov. 81:
"La verità è nel vino"
Plinio, Storia naturale:
"La verità è nel vino".
Questo proverbio appartiene alla nutrita schiera dei proverbi "ammonimento", cioè che mettono in guardia dalle cose da non fare o, più cinicamente, di quelli da cui trarre insegnamento per far dire o fare agli altri ciò che non vorrebbero dire o fare.
Il vino, quindi, come portentosa e infallibile "macchina della verità", mezzo di fronte al quale impallidiscono i sofisticati metodi adoperati dalle più spietate polizie segrete e no, dal KGB alla CIA, alla Gestapo.
Nella letteratura non mancano esempi del vino adoperato come catalizzatore di verità, per far dire ciò che da sobri non si sarebbe detto. Certo tale strumento di verità non è necessario nei confronti, ad esempio, di ingenui come il Renzo di manzoniana memoria, ma in questi casi agisce da acceleratore ed amplificatore.
Sarebbe quindi opportuno privarsi di questo prezioso nettare al fine di evitare di rivelare verità scomode che possono danneggiarci, ma sarebbe davvero un peccato.
Da uomo poco saggio, mi permetto allora di dare un saggio consiglio:
Bere moderatamente
in modo da evitare di
"dire la verità, tutta la verità, nient'altro che la verità"
e, molto più saggiamente, attenersi a questo (non mio) suggerimento:
La menzogna mai, la verità non tutta.(1)
Per seguire questo principio bisogna mantenere pieno possesso delle proprie facoltà mentali, piena lucidità, raggiungilibe attraverso il non bere, o meglio, attraverso il bere poco e bene.
Ma sarebbe un adoperare il proverbio non per educare, ma per ingannare; sarebbe come dare ragione al Verga, che, implicitamente, definisce il mondo dei viventi come mondo della menzogna.(2)
A prescindere dalle conseguenze sforziamoci quindi di dire se non tutta la verità, traguardo per noi impossibile, almeno qualche verità integralmente, senza nulla nascondere, in modo che il transito nel mondo della verità, di verghiana memoria, avvenga nel modo meno traumatico possibile.
Per rimanere nel clima pasquale - Buona Pasqua parenti, amici, lettori vicini e lontani - è il caso di dire che "è veramente cosa buona e giusta" sforzarsi di dire, senza l'aiuto del vino o con una piccola (mi raccomando piccola) spinta di esso, sempre più spesso la verità, perché nel mondo della verità essa emerge perché non è concesso il nasconderla e quindi senza alcun merito umano, e che faremmo bene, noi provvisoriamente viventi, a considerare la verità una conquista, tanto più ambita quanto raggiunta con fatica e dolore.
CIN! CIN! ... senza esagerare
(1) Gino Benzoni, Gli affanni della cultura, Milano, Feltrinelli, 1978
(2) Verga definisce così morire: "passare nel mondo della verità"
Sarà forse perche non hai potuto fare a meno di gustarti quel prezioso nettare, che i tuoi a noi lettori posti Auguri di buona Pasqua, sono seme della verità? Oppure non hai ancora avuto il tempo prima di porgerli, di gustare quel delicato, frizzantino, delizioso siero della verità, ed i tuoi auguri a noi posti, non erano del tutto frutto di verità completa?
RispondiEliminaIo cerco di attenermi al suggerimento, della menzogna mai, la verità tutta.
Ma qual`e la cosa da credere? Più facile il dire, che il credere!
Qualunque caso o stato fosse il tuo, ti porgo altrettanto, e dopo aver anche io ingerito un poco della macchina della verità, i miei più sinceri Auguri per una Serena Santa Pasqua a te e a chi ti vuole bene. A presto.;)
Stimolante ed anche divertente, questo tuo ragionare sul rapporto tra vino e verità; comunque, il tuo ragionamento è supportato da fonti letterarie di prim’ordine.
RispondiEliminaChe dire? Uno sciatore scandinavo affermava: “Non bere troppo, ma neanche troppo poco” (!).
Il detto “in vino veritas” si riferisce evidentemente alla caduta dei freni inibitori, caduta provocata appunto dalla bacchica bevanda.
Un controllo sociale, morale (anzi, moralistico) eccessivo va in pezzi di fronte all’alcol, di cui il vino è simbolo.
Ma chissà (la mia è solo un’ipotesi) che gli antichi non attribuissero al vino “in sé” qualità magiche, mistiche e così via…
A proposito della verità, Gramsci scriveva già nel 1° dopoguerra che essa va “rispettata sempre”, perché: “Sulla bugia, sulla falsificazione facilona non si costruiscono che castelli di vento, che altre bugie e altre falsificazioni possono far svanire” (A. Gramsci, “Cronache torinesi. 1913-1917”, a c. di S. Caprioglio, Torino, Einaudi, Torino, 1980, p.140).
Beninteso, nella vita di tutti i giorni e comunque in situazioni particolari, per es. di fronte ad un bambino la verità va rivelata a poco a poco; per quanto quindi egli può apprenderla.
Come ricordava il pensatore religioso Pierre Riches, “omnia recipitur ad modum recipientis”, tutto si riceve in misura della capacità di chi (lo) riceve. E certo, come dire la verità ad un malato incurabile o con pochi mesi di vita?
Ma sia chiaro: la verità, lungi dall’essere confinata nel cielo delle idee, è una sorta di lavoro a tempo pieno.
In questo concordo ancora con Gramsci quando scriveva che la verità esige: “Uno sforzo continuo, una continua lotta contro il tempo, contro la pigrizia, contro la disattenzione, contro il sonno che fa cascare la mano e ammorbidisce il cervello.”
Da qui, secondo me, l’esigenza di battersi contro tante semplificazioni e banalizzazioni che dominano gran parte della scena sociale e culturale. Anche a costo di passare per cavillosi o fastidiosi topi di biblioteca.
Ciao!