Benvenuti. Non esistono quasi limiti di tempo e di spazio nella dimensione dei proverbi, tanto vasta ne è la diffusione nel tempo e nello spazio. Da tempo immemorabile l'uomo fa uso di proverbi, sia nella tradizione orale come in quella scritta. Spesso è assai difficile risalire all'origine di un proverbio e stabilire se esso è transitato dalla tradizione orale alla letteratura o viceversa, se è di origine colta o popolare. Anche la linea di demarcazione tra proverbi, detti, motti, sentenze, aforismi, è assai sottile e forse non è così importante come si crede definire l'origine di un proverbio o di un aforisma quanto piuttosto risalire alle motivazioni che ne hanno determinato sia la nascita che l'uso più o meno frequente.
Della mia passione e delle mie ricerche sull'argomento e non solo su questo, cercherò di scrivere e divagare ringraziando anticipatamente quanti vorranno interagire e offrire spunti per sviluppare il tema col proprio personale e gradito contributo.
I commenti sono ovviamente graditi. Per leggerli cliccate sul titolo dell'articolo(post) di vostro interesse. Per scrivere(postare,pubblicare) un commento relativo all'articolo cliccate sulla voce commenti in calce al medesimo. Per un messaggio generico o un saluto al volo firmate il libro degli ospiti (guest book) dove sarete benvenuti. Buona lettura
sabato 15 dicembre 2007
Dimmi chi escludi e ti dirò chi sei
E' il caso della parafrasi del proverbio “Dimmi con chi vai, e ti dirò chi sei”, che nel sito della Comunità fondata da Don Andrea Gallo, Comunità di San Benedetto , diventa:
“Dimmi chi escludi e ti dirò chi sei”
Con motivazioni più o meno pretestuose, con elementi di valutazione più o meno meditati, si tende sempre ad escludere chi si ritiene non conforme alle proprie convinzioni, ai propri interessi, alla propria cultura, spesso incrostata da forti elementi di fondamentalismo più o meno mascherato.
Da escludere e/o da emarginare sono di volta in volta immigrati, nomadi,credenti in altre fedi religiose, che si ritengono, a volte anche con motivazioni non del tutto prive di fondamento, elementi di disturbo sociale. Si dovrebbe almeno cercare di comprendere le esigenze e le motivazioni che hanno indotto masse sempre crescenti di diseredati, rischiando spesso la vita, ad approdare nei nostri lidi, ritenendoli più sicuri, ma che hanno amaramente dovuto sperimentare “quanto sa di sale lo pane altrui”.
Oltre agli emarginati immigrati ci sono anche gli emarginati endogeni, persone che non hanno potuto o voluto affermarsi nel lavoro e nella società, e che vagano come disperati erranti da un marciapiede o da un ponte all'altro, in ricerca di qualche rifugio che possa alleviare il loro triste peregrinare o l'ancora più triste stanziamento in luoghi inospitali.
E proprio “Prete da marciapiede” si è autodefinito Don Andrea Gallo, che non ha mai rinunciato ad essere prete legato ai valori cristiani e cattolici in particolare e neanche al magistero tradizionale esercitato nei luoghi propri per il culto. A chi gli obiettava che il luoghi della religione sono le chiese e non le strade, Don Gallo rispondeva di “avere un piede in Chiesa e uno nella strada”.
Ed anche la strada ed i luoghi più inospitali sono stati i veri luoghi di culto delle personalità più significative, che hanno portato il Cristo a chi al Cristo non poteva o non voleva arrivare:
Madre Teresa di Calcutta, don Oreste Benzi, don Luigi Ciotti, don Virginio Colmegna, don Andrea Portas, che hanno percorso strade su strade per portare Cristo ai più emarginati, e, quando è stato possibile, condurre gli emarginati da Cristo.
Nessun commento:
Posta un commento