Benvenuti. Non esistono quasi limiti di tempo e di spazio nella dimensione dei proverbi, tanto vasta ne è la diffusione nel tempo e nello spazio. Da tempo immemorabile l'uomo fa uso di proverbi, sia nella tradizione orale come in quella scritta. Spesso è assai difficile risalire all'origine di un proverbio e stabilire se esso è transitato dalla tradizione orale alla letteratura o viceversa, se è di origine colta o popolare. Anche la linea di demarcazione tra proverbi, detti, motti, sentenze, aforismi, è assai sottile e forse non è così importante come si crede definire l'origine di un proverbio o di un aforisma quanto piuttosto risalire alle motivazioni che ne hanno determinato sia la nascita che l'uso più o meno frequente.
Della mia passione e delle mie ricerche sull'argomento e non solo su questo, cercherò di scrivere e divagare ringraziando anticipatamente quanti vorranno interagire e offrire spunti per sviluppare il tema col proprio personale e gradito contributo.
I commenti sono ovviamente graditi. Per leggerli cliccate sul titolo dell'articolo(post) di vostro interesse. Per scrivere(postare,pubblicare) un commento relativo all'articolo cliccate sulla voce commenti in calce al medesimo. Per un messaggio generico o un saluto al volo firmate il libro degli ospiti (guest book) dove sarete benvenuti. Buona lettura
martedì 7 giugno 2011
Uguaglianza vs Libertà
Né il conduttore nè gli ospiti in studio hanno confutato tale assunto, al quale Panebianco ha preteso attribuire valore assiomatico, come se si trattasse di un postulato dato per scontato e inconfutabile. Come dire: non esiste libertà al di fuori di un sistema economico-politico non fondato sulla disuguaglianza.
Seguendo, fino alle estreme conseguenze, la logica di tale asserzione, si dovrebbe concludere che il massimo della libertà si ottiene con il massimo della disuguaglianza e quindi, se desideriamo veramente di essere uomini liberi, dovremmo auspicare che gli squilibri sociali raggiungano il culmine.
La stessa ricerca di una uguaglianza tollerabile porterebbe inesorabilmente con se una restrizione degli spazi di libertà.
Le differenza socio-economiche non costituirebbero una ingiustizia sociale, ma un doveroso riconosciemento del merito, mancando il quale la società non progredirebbe, si avrebbe una stagnazione del progresso economico e sociale.
Il massimo raggiungimento di condizioni di libertà si sarebbe quindi verificato laddove le distanze socio-economiche, le diseguaglianze, avessero raggiunto il massimo livello: quindi nella Russia zarista, nella Francia assolutistica, nella Spagna franchista e nel Cile di Pinochet.
I golpe fascisti non avrebbero soffocato la libertà ma ne avrebbero determinato il massimo dispiegamento, liberando la la Spagna del Fronte Popolare e il Cile di Allende dalle pastoie, dalla palude, di un sistema politico che intendeva far marciare insieme progresso economico e sociale di pari passo con la giustizia sociale, con l'uguaglianza.
La ricerca della felicità e della giustizia, della fratellanza e del bene comune dovrebbe cedere il passo alla molto più pregnante ed entusiasmante ricerca della disuguaglianza, stimolo al fare e al progredire, deprimendo i quali non si avrebbe crescita ma stagnazione.
Peccato che le vicende degli ultimi dieci/vent'anni non hanno dimostrato affatto la bontà di tali stolide illusioni, precipitando il mondo nella più cupa desolazione a vantaggio di pochi speculatori che hanno visto aumentare a dismisura i loro profitti grondanti di lacrime, sudore, fango, e sangue.
Come non rimpiangere Paolo Spriano e Alberto Asor Rosa, il primo scomparso il secondo "ostracizzato", che non avrebbero tralasciato di replicare all'assunto spocchiosamente enunciato e del tutto storicamente, sociologicamente, umanamente, infondato.