Non si vuole con questo breve post ripercorrere l'intera storia delle intercettazioni nello spazio e nel tempo, ma semplicemente tentare di dimostrare che la propensione a voler introdurre dei limiti alle intercettazioni telefoniche (e a quelle ambentali?) non indica in senso assoluto l'appartenenza allo schieramento dei conservatori o reazionari da una parte e dei progressisti dall'altra, senza prescindere dai luoghi e dai tempi nei quali questo strumento viene adoperato.
Certamente, non di rado, questo strumento è stato adoperato con la funzione di controllo politico: si pensi alla STASI nella RDT o in Italia nella situazione descritta da Leonardo Sciascia nel romanzo "Il contesto" (poi trasposto in film da Francesco Rosi con il titolo "Cadaveri eccellenti").
Non si può quindi prescindere da chi adopera questo efficace mezzo di controllo, che può essere utilizzato con profitto nella lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata come per il controllo e la repressione del dissenso politico.
In questo momento storico in Italia, a mio parere, la richiesta di limitazioni dell'uso delle intercettazioni e della successiva loro divulgazione si prefiggono lo scopo di ridurre ai minimi termini i rischi per corruttori e corrotti, ma hanno come pesantissima conseguenza l'indebolimento delle indagini per la lotta alla criminalità organizzata e i tentativi di individuazione di connivenze con il mondo politico, finanziario e industriale.
La lotta al dissenso politico viene e verrebbe comunque, legge o non legge, intrapresa utilizzando tutti gli strumenti possibili, vecchi e nuovi, dalla calunnia alla intimidazione, dai controlli legali (esistono e sono in maggioranza le toghe nere) e illegali, dalla violenza fisica e morale.
Tanto vale contrastare con forza questa legge salvacorrotti, che ha la dichiarata funzione di tutelare la riservatezza, ma ha lo scopo, poi non tanto occulto, di ostacolare l'individuazione di responsabili di reati che colpiscono in primo luogo le classi più deboli.
Chi dovrebbe contrastare con forza questa legge vergognosa è seduto in parlamento.
RispondiEliminaL'arroganza del potere è evidente ma c'è troppa gente che non sa o fa finta di non sapere oppure ha il cervello fuso.
Per me, questo invocare il principio della privacy (in sé ottimo) è più che sospetto. Infatti esisteranno senz’altro delle leggi che proibiscono la divulgazione di fatti o situazioni personali.
RispondiEliminaMa le intercettazioni non si propongono certo come fine il pettegolezzo!
Agli investigatori, infatti, importa ciò che ha o potrebbe avere rilevanza penale.
Qualche esempio: uno è liberissimo d’avere l’amante; ciò riguarda la sua, personale sfera morale. Ma se l’amante è una minorenne…
In ambito amoroso, la passione può esplicarsi (se chi la vive è adulto e consenziente) anche in forme atipiche.
Ma se mancano: l’elemento età, quello del consenso e se la passione si esplica attraverso violenze fisiche, sessuali e psicologiche, quelli sono reati anzi crimini perseguibili per legge.
Comunque, l’intercettato o intercettando è chi è sospettato d’avere le mani… lunghe e sporche non solo con le minorenni ma anche col danaro pubblico.
Chi ha a amicizie vergognose (camorristi, mafiosi, bancarottieri, uomini dei servizi segreti deviati ecc.).
Chi corrompe, minaccia, taglieggia o ordina l’esecuzione di giudici, politici, poliziotti, giornalisti, imprenditori e “semplici” cittadini.
Chi specula su tremende disgrazie: vedi terremoto in Abuzzo.
Inoltre, talvolta capita che indagini in apparenza di routine conducano al… superattico di politica, finanza, media, industria…
E dato il forte intreccio tra alcuni personaggi pubblici di rilievo e malaffare, vedi P3, forte è il sospetto che si voglia tutelare quell’intreccio e forse anche altri. Giammai la privacy.