Mi è ritornato in mente questo proverbio, letto ne "Gli zii di Sicilia" di Leonardo Sciascia; mi è ritornato in mente con insistenza sentendo pronunciare sentenze di condanna per un avvenimento che non aveva prodotto in chi non si peritava di infliggere condanne e auspicare pene nei confronti di chi pene laceranti aveva già subito, spesso condanne e pene auspicate senza capire, e che non avrebbero nemmeno essere pronunciate anche se si fosse capito, le stesse sofferenze che si voleva che in altri venissero perpetuate.
Non di rado si sente dire "Io mi sarei comportato diversamente" , ma quasi sempre non si è mai vissuta l'esperienza della quale è vittima chi è fatto oggetto delle nostre pretestuose e presuntuose lezioni di etica.
"Io mi sarei comportato diversamente"...
RispondiEliminaBella frase, soprattutto perchè parlare ed esprimere giudizi dall'esterno è sempre molto facile, molto sbrigativo, molto semplice!
Concordo con te caro Nino, verissimo....
"La spina che non ti punge è morbida seta" e mi piacerebbe vedere(metaforicamente parlando), quella stessa spina pungere certe lingue!
Si fa sempre un gran parlare, esprimere, elaborare, sentenziare...Ma basta!
Peccato, sulla pelle degli altri, tutto appare più chiaro e lineare, qualcuno riesce ad avere anche delle belle intuizioni!
Altre volte quel parlare diventa solo uno sterile condannare e disapprovare le decisioni altrui, ripenso al gran chiasso intorno ad Eluana! Molte persone, forse troppe hanno iniziato i loro lunghi e penosi discorsi con la frase che hai citato tu "Io..." forti e chiusi nelle proprie convinzioni e preconcetti, sicuri della validità del proprio modo di pensare ma fortemente e costantemente preoccupati del loro "Io..."!
Ma anch'io ora parlo...ma non ho nient'altro da aggiungere, si è detto tutto quello che c'era da dire e anche troppo. Io sono rimasta dall'altra parte, ho ascoltato...non sono riuscita a fare altro, mi chiedo solo se ha senso dire sempre "Io mi sarei comportato..."
Miriam
La pretesa di dare consigli agli altri su sofferenze che non si provano è davvero ottusa ed arrogante. Pretende d'astrarre dal dolore altrui, fino a fare di esso un argomento di conversazione tra tanti.
RispondiEliminaTale pretesa è diffusa, difficile da combattere ed anche frustrante, quando sia coltivata da persone che magari ritenevamo dotate sul piano morale ed intellettuale.
Naturalmente ognuno di noi ha il diritto di manifestare le proprie opinioni: anche sul dolore degli altri; ma penso che questo debba avvenire con rispetto ed umiltà.
Purtroppo, già alcuni dei documenti letterari e religiosi più antichi provano come questa deleteria tendenza esistesse e... persistesse con tutto il suo carico di supponenza ed arroganza.
Per es., nella "Lettera di Giacomo", 2,15-16 si condanna così la pretesa di confortare chi versi in difficili condizioni economiche ed esistenziali: "Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: "Andate in pace, riscaldatevi e saziatevi", ma non date loro il necessario per il corpo, che giova? Così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa."
E Giobbe inveisce contro gli amici che lo invitano a sopportare le sue disgrazie, definendoli "raffazzonatori di menzogne" e "medici da nulla" (13,4).
In effetti, mancando un coinvolgimento affettivo ed una comprensione reale delle sofferenze altrui, perdiamo ogni diritto di pontificare; sempre ammesso che tale diritto, qualcuno pensi d'averlo.
volevo comunicarle l'apprezzamento per il suo blog! mancano spesso dei luoghi di riflessione e confronto! il suo è uno di questi! complimenti!
RispondiElimina