sabato 29 dicembre 2012

E' tutto per il nostro bene: la politica "impopolare" e risanatrice del governo Monti

"E' tutto per il mio bene - come disse lo scolaro inglese mentre veniva fustigato"

Questo wellerismo esprime assai bene la condizione di noi "scolari" italiani sottoposti alle severe amorevoli cure somministrate dagli illuminati professori del governo tecnico. Tutte le misure amare a cui veniamo sottoposti sono per il nostro bene, non un salasso che ci dissangui ma che ci faccia recuperare la salute perduta.

Il male passeggero rappresentato dai tagli e dalle tasse è servito, a loro illuminato parere, ad evitare danni assai peggiori e irreversibili, ad evitare la bancarotta, a permettere di continuare a godere (sic) di stipend pubblicii e pensioni, seppure con un potere d'acquisto drasticamente ridimensionato.

Senza queste draconiane ma sagge misure il nostro Natale sarebbe stato ben più drammatico, accontentiamoci quindi di questa parentesi sobria, frugale, e diamo fiducia ai professori. Le sante fustigazioni alle quali ci sottopongono, che intendono protrarre fino al superamento della crisi, sono tutte per il nostro bene.

Ingrati, stolti, populisti ringraziate e non criticate. Solo le menti illuminate ed ispirate hanno compreso la necessità virtuosa di questa politica risanatrice. Ammirate la benedizione degli alti prelati di fronte a questi uomini e donne mandataci dalla Provvidenza.

Equità e crescita: se ci siete battete un colpo! Per adesso siamo solo in piena recessione e depressione.

lunedì 3 settembre 2012

Un wellerismo leggermente erotico

"Quando cominci ad avere orgasmi con i clienti, è ora di smettere - come disse una ex prostituta ad una neo prostituta"

dal film Homicide, USA 1991

nel film il wellerismo è leggermente diverso: "Quando cominci a venire con i clienti, è ora di smettere, come disse una prostituta"

Con quale scopo questo wellerismo viene inserito nella narrazione del film, in un dialogo fra due poliziotti molto amici, con quale significato metaforico? Uno dei due poliziotti è ebreo e rimane emotivamente coinvolto nel caso di un omicidio di una bottegaia ebrea. Pur non essendo ebreo praticante e pur non conoscendo l'ebraico, la sensibilità del buono e bravo investigatore, prende il sopravvento sulla assenza di emozioni che dovrebbe essere caratteristica di ogni lavoro delicato, dal medico al giudice, per non pregiudicare l'assoluta imparzialità di giudizio.

Il pur bravo investigatore si lascia coinvolgere nella lotta senza quartiere tra neo nazisti ed ebrei, stanchi di essere vessati e discriminati questi ultimi.

E' lecito abbracciare la causa degli oppressi che giustamente si ribellano e non vogliono più subire passivamente ogni tipo di sopruso e di discriminazione negativa?

Anche il bravo poliziotto viene discriminato dai colleghi in quanto ebreo; per la polizia, in tutti gli ordini e grado, il poliziotto ebreo viene equiparato ad una donna, figuriamoci se si ha la ventura di essere donna e agente di polizia. A lui toccano i rischi maggiori, agli altri le lodi e le promozioni, letteralmente scippate al più meritevole agente.

In linea generale è lecito lasciarsi coinvolgere emotivamente nel giudicare e nell'agire quando con uno dei due contendenti abbiamo affinità di razza, di religione, ideologica o di altra natura?

A mio parere quando appare chiaro e incontrovertibile che ci si trovi davanti ad un oppressore che prevarica su un innocente, non solo diventa lecito parteggiare per la vittima, ma ci mette davanti ad un dovere morale a cui non possiamo sfuggire, pena la totale identificazione con l'oppressore.

L'empatia che si stabilisce fra tutore della legge e vittima può essere paragonata al piacere che la prostituta prova con il cliente?

Può pregiudicare il sereno imparziale svolgimento di un lavoro?