Ogni periodo storico ha i suoi "ismi"; Capuana aveva addiruttura scritto un saggio proprio su "Gli ismi contemporanei". Certamente gli ismi attuali non sono gli stessi dell'inizio Novecento, e sicuramente non hanno lo stesso indice di gradimento o di sgradimento.
Due ismi contemporanei, in particolare, sono fatti oggetto della riprovazione quasi generale, sia nei dibattiti in TV, comprese le TV locali, che nei Periodici stampati.
Mi vergogno a dirlo: i due ismi sono Statalismo e Comunismo, con prevalenza alternata dell'uno sull'altro, quando non vengono addirittura adoperati simultaneamente amplificandone la forza d'urto.
Al limite del grottesco è la reazione degli ex-comunisti quando si vedono puntare l'indice contro con l'accusa di Statalismo e/o di Comunismo (più o meno mascherato). Fassino, ad esempio, si adonta, s'infuria, e replica che il Centro-Sinistra ha fatto più privatizzazioni del Centro-Destra, che non ha portato, a suo dire, a compimento le privatizzazioni e le liberalizzazioni annunciate.
Il "liberalizzatore" Bersani rivendica continuamente con orgoglio di essere stato il liberalizzatore numero uno, e che se il Centro-Sinistra avesse vinto le elezoni lui avrebbe reso l'Italia interamente liberalizzata.
Che dire di Vendola che si cosparge il capo di cenere, ogniqualvolta gli si ricorda di essere stato comunista.
Non ci sono insulti peggiori di quelli sopra enunciati e reazioni altrettanto veementi e indignate di coloro ai quali questi "insulti" vengono rivolti, ad eccezione di pochissimi che non siedono più in Parlamento, come Paolo Ferrero, che considera insulto l'atteggiamento spocchioso e supponente di chi questi insulti rivolge, ma non l'essere Statalisti o Comunisti in se.
Io invece considero il termine Statalista un insulto, perché ritengo che lo statalismo, in un mondo globalizzato, sia del tutto inadeguato a contrastare efficacemente il dominio di un Capitalismo cinico ed estremamente aggressivo.
E' necessario, a mio parere, contrappore alla "Mafia globalizzata" nel Capitalismo Globalizzato un inter-statalismo che, come amava dire il grande Sandro Pertini con lo slogan "A brigante, brigante e mezzo", combatta unendo le forze dei partiti di sinistra di più paesi, come ad esempio si sta tentando di fare in America Latina.
Inoltre bisogna estendere, all'interno di ogni singolo paese, l'intervento del settore pubblico decentrato, dalle Regioni ai Comuni, alle Province (ammesso che non vengano cancellate). Occorre essere non solo inter-statalista, ma anche (non lo dico veltronianamente), Regionali_sti, Comuni-sti, Provinciali-sti.
Se si leggono attentamente gli scritti di Lenin ci si accorgerà che anch'egli era fautore di un Federalismo non statalista, cioè si rendeva conto che, pur nell'ambito del Comunismo, ogni Stato dell'URSS doveva avere la sua politica statalista, senza una eccessiva presenza dello stato accentratore. Per questo ebbe feroci polemiche con Stalin, che queste rivendicazioni decentrate intendeva assolutamente soffocare.
Bisognerebbe contrapporre ai vari "G", G7, G8, G20, un "C", che sta per Comunismo o un "S", che sta per Socialismo, o meglio un Fronte Popolare mondiale, che si chiami come si voglia, ma che si contrapponga in maniera efficace e netta alla deriva che il Capitalismo, in tutte le sue forme, sta conducendo il mondo e gli uomini di oggi, e se non si cambia radicalmente, anche di domani.