Un certo Panebianco, in una puntata de "L'Infedele", sostiene che la tendenza verso l'uguaglianza tende inevitabilmente a deprimere gli spazi di libertà, chiamando a testimone di tale tesi il filosofo Norberto Bobio, senza spiegare dove e quando il filosofo avrebbe detto o scritto tale affermazione.
Né il conduttore nè gli ospiti in studio hanno confutato tale assunto, al quale Panebianco ha preteso attribuire valore assiomatico, come se si trattasse di un postulato dato per scontato e inconfutabile. Come dire: non esiste libertà al di fuori di un sistema economico-politico non fondato sulla disuguaglianza.
Seguendo, fino alle estreme conseguenze, la logica di tale asserzione, si dovrebbe concludere che il massimo della libertà si ottiene con il massimo della disuguaglianza e quindi, se desideriamo veramente di essere uomini liberi, dovremmo auspicare che gli squilibri sociali raggiungano il culmine.
La stessa ricerca di una uguaglianza tollerabile porterebbe inesorabilmente con se una restrizione degli spazi di libertà.
Le differenza socio-economiche non costituirebbero una ingiustizia sociale, ma un doveroso riconosciemento del merito, mancando il quale la società non progredirebbe, si avrebbe una stagnazione del progresso economico e sociale.
Il massimo raggiungimento di condizioni di libertà si sarebbe quindi verificato laddove le distanze socio-economiche, le diseguaglianze, avessero raggiunto il massimo livello: quindi nella Russia zarista, nella Francia assolutistica, nella Spagna franchista e nel Cile di Pinochet.
I golpe fascisti non avrebbero soffocato la libertà ma ne avrebbero determinato il massimo dispiegamento, liberando la la Spagna del Fronte Popolare e il Cile di Allende dalle pastoie, dalla palude, di un sistema politico che intendeva far marciare insieme progresso economico e sociale di pari passo con la giustizia sociale, con l'uguaglianza.
La ricerca della felicità e della giustizia, della fratellanza e del bene comune dovrebbe cedere il passo alla molto più pregnante ed entusiasmante ricerca della disuguaglianza, stimolo al fare e al progredire, deprimendo i quali non si avrebbe crescita ma stagnazione.
Peccato che le vicende degli ultimi dieci/vent'anni non hanno dimostrato affatto la bontà di tali stolide illusioni, precipitando il mondo nella più cupa desolazione a vantaggio di pochi speculatori che hanno visto aumentare a dismisura i loro profitti grondanti di lacrime, sudore, fango, e sangue.
Come non rimpiangere Paolo Spriano e Alberto Asor Rosa, il primo scomparso il secondo "ostracizzato", che non avrebbero tralasciato di replicare all'assunto spocchiosamente enunciato e del tutto storicamente, sociologicamente, umanamente, infondato.