mercoledì 9 marzo 2011

Se permettete ... ragioniam d'Amore

Si può obiettare che per sua natura l'amore sfugge a ogni ragionamento, che nulla ha a che spartire con la ragione, tanto misteriosa ci appare la sua genesi, il suo progredire o regredire, la sua persistenza, la sua parziale o totale eclissi, il suo finire o il suo essere eterno.
Nondimeno qualcuno ci ha provato a ragionarci sopra, dagli stilnovisti, anche se il loro ragionar d'amore aveva un carattere spiccatamente esoterico e non privo di retorica, all'Aretino, i cui Ragionamenti attengono più al campo del sesso, de il cotale e la cotale , piuttosto che al sentimento. Altri si sono cimentati con l'amore anche da un punto di vista scientifico o para-scientifico, come Paolo Mantegazza e Federico De Roberto, tanto da parlare di Fisiologia dell'Amore e dal punto di vista sociologico come Alberoni. C'è stato persino qualcuno che ha parlato (o straparlato) di Chimica dell'Amore.

Ma non si dice che

"Al cuore non si comanda"?

che

"Amare e disamare non sta a chi lo vuol fare"?

Quindi inutili e velleitari sono i tentativi di ragionar d'Amore, sentimento irriducibile a ragionamento.

Orson Welles nei panni di Otello ammonisce:

"Amore non ha saggezza"

"Amore non ha misura"

Non è possibile disciplinarlo, imbrigliarlo nell'alveo di una esistenza libera dalle emozioni incontrollabili, e non di rado dannose, che esso suscita.

Ragionando, temerariamente, d'amore, con un amico poeta a tempo pieno e prosatore a tempo parziale,, mi lascio trasportare dalla mia non sopita sicilianità e gli enuncio un detto siciliano che io, a torto o a ragione, ritenevo (non so se ritengo ancora) la più elevata espressione del sentimento amoroso:

- Si'n Paradisu nun ci trovu a tia, mancu ci trasu" (Se in Paradiso non trovo te, nemmeno ci entro).


Mi illudevo di impressionare il mio interlocutore, ma questi, più prosaicamente che poeticamente, mi obietta che, dietro l'apparente enfasi amorosa, si cela, non poi così nascostamente, l'auspicio dell'amante che l'amato raggiunga prima di lui quello che il Verga chiama mondo della verità, cioè detto ancora più prosaicamente, che l'amato tiri le cuoia prima dell'amante.

Con altrettanta vis poetica, mi fa osservare, si può affermare lo stesso concetto senza specificare chi per primo deve raggiungere il traguardo:

"Meglio all'Inferno con te che in Paradiso senza di te".

Questo accade al modesto scrivente che si illude, anche se per pochi istant,i di assurgere all'Olimpo poetico, subito rbuttato cinicamente giù da chi, come il vero poeta, può a suo piacimento scendere e risalire le alte vette della Cultura e della Poesia. Poeti e Scrittori non ci si improvvisa.
Ha proprio ragione il detto:
"Chi nasce tondo non muore quadrato".